A Melendugno cresce il malumore all’interno della maggioranza e tra i cittadini dopo la decisione del sindaco Maurizio Cisternino di procedere alla sostituzione dell’assessore recentemente scomparsa senza coinvolgere il Partito Democratico, forza politica che, sin dall’inizio della legislatura, aveva diritto a un proprio rappresentante in Giunta.
Secondo quanto emerso, la scelta del sindaco sarebbe orientata verso la nomina di un nuovo assessore esterno, non appartenente al PD, nonostante gli accordi politici stipulati al momento della formazione della coalizione indicassero chiaramente che l’assessorato spettasse al Partito Democratico, forza che alle ultime amministrative aveva ottenuto un significativo consenso popolare.
La decisione ha suscitato sdegno e rammarico non solo tra i dirigenti locali ma anche tra molti cittadini che vedono in questa scelta un mancato rispetto della volontà espressa dagli elettori. In particolare, desta sorpresa che non sia stato preso in considerazione Cosimo Dima, attuale Presidente del Consiglio comunale, unico eletto nelle fila del PD e già allora risultato il più suffragato tra i candidati democratici.
Molti osservatori locali sottolineano come questa decisione finisca per indebolire la rappresentanza politica del Partito Democratico all’interno della maggioranza e, più in generale, mortifichi il principio di rappresentanza democratica che dovrebbe guidare ogni amministrazione.
In diversi ambienti politici si evidenzia inoltre come la scelta di privilegiare una nomina esterna, anziché valorizzare chi ha ottenuto il consenso diretto dei cittadini, rappresenti un segnale preoccupante in termini di rispetto degli equilibri di coalizione e di fiducia nell’istituzione del voto.
La vicenda ha inevitabilmente riacceso il dibattito sulla tenuta politica della maggioranza e sulla necessità di riaffermare, anche a livello locale, il valore del merito, della coerenza e della lealtà politica come basi imprescindibili per ogni percorso amministrativo condiviso.
Una mano anonima