26 aprile 1924 cosa successe 100 anni fa

26 aprile 1924 cosa successe 100 anni fa? Niente di rilevante dal punto di vista storico o sociale, almeno in Italia. Da oggi parte un nuovo progetto che avrebbe dovuto prendere il via già dall’ottobre 2022, giorno dell’ascesa di Mussolini al governo e avvento del regime fascista in Italia. In realtà il regime dittatoriale è nato formalmente il 3 gennaio 1925. Tre anni prima il Re, Vittorio Emanuele III, il 29 ottobre 1922, aveva conferito l’incarico a Benito Mussolini in attesa a Milano (pronto ad espatriare perchè non era certo della buona riuscita della Marcia su Roma). In fondo lo stesso Mussolini non si aspettava che il Re invece di intervenire e bloccare tutto non muovesse un dito per fermare tutto. Il presidente del consiglio allora in carica, Luigi Facta, aveva circondato Roma di cavalli di frisia e allertato le truppe e aspettava che il Re, capo delle forze armate, ne chiedesse la mobilitazione. Gli ordini non arrivarono, i fascisti invasero la capitale senza trovare resistenza e l’incarico di formare il nuovo governo fu affidato a Mussolini che giunse in vagone letto, da Milano appunto.

Il progetto e il suo scopo

Questo nostro progetto parte oggi all’indomani delle polemiche sulle celebrazioni del 25 aprile e della sua becera strumentalizzazione. Questi articoli, lunghi o brevi che siano, cercaranno di farci capire cos’è stato il regime fascista e non fece niente di buono e portò il Regno verso la dittutura e verso un’alleanza con un altro dittatore che proprio il primo aprile del 1924 era stato condannato a Monaco di Baviera a cinque anni di reclusione per il tentativo di colpo di stato dell’8-9 novembre 1923.

Verso le elezioni del 1924

Un regime che annulla ogni libertà personale e ogni diritto civile non può essere considerato una cosa buona e giusta nonostante abbia sin dall’inizio avuto il sostegno degli industriali (che cercavano di limitare il potere dei sindacati per riportare gli operai al lavoro pagandoli quattro spicci senza diritti e con solo doveri e ore infinite di lavoro) e della Chiesa (spaventata dal pericolo rosso dei comunisti che nel 1917 avevano preso il potere in Russia e trucidato lo Zar Nicola II insieme alla sua famiglia).

Nel 1923, il governo fascista approvò la Legge Acerbo, una legge elettorale che garantiva due terzi dei seggi in Parlamento alla lista che avesse ottenuto almeno il 25% dei voti. Questa legge chiaramente progettata per assicurare ai fascisti un controllo dominante sul governo italiano. Il periodo tra la nomina di Mussolini e le elezioni del 1924 fu segnato da un aumento della violenza politica e della repressione. Squadristi fascisti aggredirono e intimidirono gli oppositori politici, inclusi socialisti, comunisti e cattolici. Questo clima di paura e coercizione influenzò pesantemente il contesto politico e sociale.

Le elezioni del 6 aprile 1924 furono quindi condotte in un’atmosfera di intimidazione e manipolazione. Con la Legge Acerbo, i fascisti ottennero una schiacciante maggioranza, il 65,66%. Tuttavia, queste elezioni non furono libere né eque e si registrarono intimidazioni e violenze per spingere gli aventi diritto a votare il cosiddetto Listone, la coalizione che raccoglieva i partiti sociali, democratici e fascisti che si opponevano alle liste rosse di socialisti e comunisti. Ricordiamo che le donne non potevano votare.

Il 26 aprile 1924 non si registrarono eventi di rilievo. Era un sabato e Giacomo Matteotti, deputato del Regno d’Italia, eletto nella lista socialista, rientrava segretamente da un viaggio a Londra. Il governo italiano non era a conoscenza del suo viaggio, compiuto dal deputato socialista in incognito e senza passaporto. Matteotti era partito clandestinamente quattro giorni prima, il 22 aprile.

Giacomo Matteotti: un simbolo dell’opposizione al fascismo

Giacomo Matteotti era nato il 22 maggio 1885 a Fratta Polesine, nella provincia di Rovigo. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza all’Università di Bologna, iniziò la sua carriera come avvocato, dedicandosi anche all’attività politica. Divenne un fervente sostenitore del socialismo, ispirato da ideali di giustizia e uguaglianza. Matteotti si unì al Partito Socialista Italiano e la sua abilità oratoria e il suo impegno per le cause dei lavoratori gli guadagnarono rapidamente una reputazione come leader carismatico. Fu eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nel 1919, rappresentando il collegio di Ferrara. Durante i suoi primi anni in parlamento, si distinse per la sua decisa opposizione alle politiche aggressive e autoritarie del governo, in particolare contro il nascente movimento fascista guidato da Benito Mussolini. Nel 1921, Matteotti fu rieletto deputato e continuò a essere una voce critica contro il fascismo, denunciando apertamente la violenza e l’intimidazione usate dai fascisti per consolidare il loro potere. La sua attività politica lo rese un bersaglio per le squadre d’azione fasciste, ma nonostante le minacce, non cessò mai di lottare per i principi democratici e per la libertà.

Il 6 aprile 1924, Matteotti fu nuovamente eletto deputato e sedici giorni si recò a Londra dove raccontò della situazione politica italiana in varie riunioni con dirigenti del Partito Laburista, delle Trade Unions e dell’Independent Labour Party. Il 24 aprile, durante una riunione del TUC Congress, illustrò le difficoltà incontrate nell’esercizio dei diritti democratici in Italia, sottolineando l’atmosfera di intimidazione e violenza generata dal fascismo, specialmente nel Mezzogiorno. Matteotti denunciò anche le restrizioni imposte ai sindacati e le discriminazioni contro i lavoratori contrari al regime fascista.

Nelle sue conversazioni, evidenziò le sfide cruciali del socialismo italiano, come il superamento del massimalismo, l’opposizione alle tendenze corporative e il rifiuto del comunismo leninista. Cercò anche di far tradurre e pubblicare in Inghilterra il suo libro “Un anno di dominazione fascista”, che fu edito nell’autunno del 1924 dall’Independent Labour Party.

Inoltre, Matteotti trovò il tempo di discutere temi importanti come la difesa del Parlamento e le sue funzioni legislative e di controllo, affrontando anche lo scandalo dei “decreti sporchi” riguardanti le licenze per le bische e le concessioni petrolifere. Questi argomenti furono discussi e valorizzati nel “New Leader”, l’organo dell’ILP, che lodò il coraggio e l’integrità di Matteotti, stabilendo una correlazione tra il suo assassinio e le sue denunce contro le pratiche corrotte del governo italiano. (fonte)