Da un po’ di tempo si lamenta la difficoltà nel reperire personale nelle varie mansioni. Si moltiplicano, soprattutto a ridosso della stagione turistica, gli annunci di ricerca personale in vari settori. Un fenomeno che ha radici complesse e non può essere attribuito ad un’unica causa.
Da una parte, è indubbio che il reddito di cittadinanza, seppur nato con le migliori intenzioni, abbia disincentivato una parte dei possibili lavoratori. C’è chi preferisce ottenere il sussidio piuttosto che cercare un’occupazione, magari faticosa, e poi lavorare in nero. Tuttavia non è corretto addebitare, solo, al reddito di cittadinanza la totale responsabilità della mancanza di personale.
Un’altra motivazione risiede nella scarsa attrattività di alcune professioni, dovuta spesso a turni faticosi, rischi e retribuzioni non sempre adeguate. A ciò si aggiunge lo sfruttamento di cui sono vittime alcuni lavoratori, soprattutto immigrati, che si trovano costretti ad accettare condizioni lavorative al limite della legalità e privi di tutele. Fenomeni che generano comprensibile sfiducia e allontanano potenziali candidati.
Non meno rilevante è l’evasione fiscale. Alcune aziende, per abbattere i costi, non dichiarano parte del personale assunto, negando ai lavoratori diritti e tutele. Anche questa pratica scoraggia la ricerca di un impiego regolare e contribuisce alla carenza di profili.
È evidente, dunque, come il problema sia multifattoriale. Combattere il “lavoro nero“, incentivare le assunzioni regolari, rendere attrattive alcune professioni, monitorare il reddito di cittadinanza e garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori sono azioni necessarie per una situazione che richiede interventi articolati e non slogan o generalizzazioni.
Solo valutando ogni singolo elemento con obiettività sarà possibile trovare soluzioni efficaci e costruire un mercato del lavoro realmente inclusivo, in grado di soddisfare le esigenze sia delle aziende che dei lavoratori. È una sfida complessa, che richiede il contributo di tutti gli attori coinvolti e un’assunzione di responsabilità verso un problema troppo spesso sottovalutato ma che investe il futuro economico e sociale del Paese.
