Navi da guerra pattugliano il tracciato del gasdotto TAP ma quel gas non arriva al nord. Manca la centrale a Sulmona

E così siamo diventati un obiettivo strategico. In linea da quanto urlato da chi il gasdotto TAP non sapeva che farsene. Il diventare obiettivo sensibile e strategico era proprio uno degli argomenti quando sostenevamo che quest’opera non doveva essere realizzata. Ma all’epoca eravamo ingenui, non c’era una guerra e soprattutto eravamo liberi e innocenti e alle porte di una gestione pandemica tutt’altro che discutibile.

Un paio di navi da guerra (San Giorgio e San Giusto) da qualche giorno fanno su e giù il lungo il tracciato TAP, da San Foca, marina di Melendugno, in Albania e ritorno. Navi da guerra non certo navi da crociera che hanno l’ordine di difendere l’opera che porta il gas dall’Azebarjan a Brindisi.

E come per le navi che qualche anno fa lavorarono al tracciato la presenza delle due navi ha solleticati molti curiosi per fare il selfie agli armamenti. Eh sì perchè noi siamo così. Siamo un popolo pacifico a cui basta un panino, un bicchiere di vino e un selfie con la nave di turno. Prima furono le navi civili di TAP ora sono quelle militari italiane poco importa. L’importante è dire ai propri figli, un giorno, io c’ero.

Quel gas che doveva salvarci dal tiranno russo, Putin, non arriva nelle vostre case del Nord. All’epoca ci disprezzavate e non capivate perchè noi non volevamo quel gasdotto. Il corriere.it, in un suo articolo, scrive “che la centrale di compressione di Sulmona, che serve a spingere verso Nord il gas che arriva a Melendugno“, dev’essere ancora costruita e vedrà la luce solo tra un paio d’anni, se va tutto bene. I lavori sono fermi dal 2018 nonostante la valutazione di impatto ambientale sia già in possesso dell’azienda esecutrice dei lavori. “Ora serve l’ultima valutazione di fattibilità del governo dopo il contestato iter di approvazione di quattro regioni — Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche — che hanno messo alcuni vincoli alla realizzazione delle tratte, condizionati dai comitati locali preoccupati dalle ricadute sociali, ambientali e sismiche“.

Quel gas azero si ferma poco più a nord di Brindisi e non serve a bloccare i costi delle nostre bollette perchè anche quel gas fa parte della speculazione che attanaglia l’Europa sull’energia.

Quindi che fare? Niente. Siamo stati tristemente profetici. Avremmo preferito sbagliare. Ora non ci resta da fare altro che andare a San Foca a fare anche noi il selfie con le navi da guerra sperando che la situazione si risolvi senza troppi danni.

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