La maestra sarà ricordata sempre con affetto. Grazie

La maestra, figura tra una seconda madre e un’educatrice. Con il passare del tempo la maestra viene sempre ricordata con piacere dai suoi scolari divenuti nel frattempo adulti e che a loro volta si trovano proiettati nel difficile ruolo di genitori. La maestra è quella donna che ti accompagna durante la crescita, quella donna che ti prende per mano mentre vieni “abbandonato” in un edificio che non è casa tua e ti ritrovi catapultato, bambino sperduto, con altri bambini e bambine in un mondo diverso, affollato e “pericoloso” e la maestra è lì, sorridente, materna, dolce, che ti aiuta, che ti indica la strada che dovrai percorrere per diventare uomo o donna. Alcune volte è severa, come la mamma può gridare, altre volte nei tempi antichi le maestre, come le mamme, potevano anche darti qualche scappellotto ma dopo, proprio come la mamma, anche la maestra era pronta a perdonarti della marachella o del fatto che tu avessi tentato di barare durante l’interrogazione. In realtà, ora, alcune maestre esagerano con gli scappellotti e gli uomini in divisa sono costretti ad installare delle telecamere per reprimere gli abusi.

La mia maestra mi ha insegnato tanto, anche ad allacciarmi le scarpe, e ogni volta la ricordo con piacere, anche nei momenti in cui non ho dato il meglio di me. E’ morta qualche anno fa, la signora Maria, ma per me e per coloro che hanno avuto la fortuna di averla come insegnante ha dato tanto, ci ha cresciuto, come le nostre mamme.

Ma non solo lei. Alcuni giorni fa uno scolaro ha omaggiato la sua maestra, la signora Livia, su un gruppo Facebook dedicato a Borgagne, e leggendo quei commenti, che coincidono con i miei, ho ricordato la mia maestra.

E’ probabile che tra 40 anni un bimbetto delle scuole elementari ricorderà con affetto la sua maestra su un social network del futuro perché ricordando quella maestra, quel tempo, egli come noi, si sentirà ringiovanito in un sol colpo.

Quindi grazie signora Maria, signora Livia, signora Ivana, signora Ada, signora Elisa, maestra Antonella, professore Carlo e tutti coloro a cui stiamo pensando leggendo questo articolo.

Francesco Cappello

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