“Fanne bene e scerrate” che in italiano possiamo tradurre come “non ti vantare del bene, della solidarietà, che fai verso il tuo prossimo”. Ma questo detto salentino è ancora valido ai nostri giorni? E’ ancora valido fare del bene e non condividere sui social la nostra bontà, soprattutto quella fatta durante il periodo di Natale dove, notoriamente, siamo tutti più buoni? Pare di no se addirittura un Sindaco, il nostro Marco Potì, in televisione, consiglia i suoi colleghi a seguire il suo esempio e a ristrutturare un’abitazione di un qualsiasi concittadino più sfortunato degli altri. Quale esempio devono seguire gli altri sindaci? Quello di mettere il cappello a tutte le iniziative, lodevoli, fatte da volenterosi concittadini spinti dal detto “fanne bene e scerrate”? Il giorno della vigilia di Natale, per esempio, alcuni cittadini hanno portato generi di conforto e di prima necessità a coloro che vivono nei pressi della stazione di Lecce, ne avete saputo niente? No perché la solidarietà non si sbandiera, non deve far rumore mediatico, non si condivide, la si fa in silenzio e si gode, da soli, della faccia meravigliata e riconoscente della sfortunata vittima del sistema. Così come ha fatto un noto personaggio di Melendugno, Umberto Bruno, al secolo Rizzo Carmine, che da un anno si adopera per rendere migliore la vita ad un’altra vittima del sistema, ma lo ha fatto in silenzio, come è giusto che sia, senza sbandierare ai quattro venti che insieme a lui ci sono stati altri cittadini di Melendugno che si son dati da fare. Invece no, l’amministrazione di Melendugno quando ne ha l’occasione mette il cappello ed esce in tv consigliando ad altri che il “fanne bene e scerrate” è ormai morto e defunto in questo periodo social dove tutto è fatto per apparire, per far vedere come siamo bravi e solidali.
Francesco Cappello