Le più belle storie di calcio iniziano dove meno ce lo possiamo aspettare e il caso di Antonio Conte è uno di questi. Il tecnico nato a Lecce è uno dei esempi di maggior successo sportivo provenienti dal Salento, una delle regioni più apprezzate d’Italia sia per il clima sia per l’ottimo cibo e qualità di vita. Attualmente senza squadra dopo aver rescisso il contratto con il Chelsea, l’ex allenatore della Juventus e della nazionale italiana è tuttavia uno dei tecnici più quotati del mondo, grazie alle sue vittorie con la Vecchia Signora e con il club inglese presieduto da Roman Abramovich. Non a caso il suo nome era uno dei papabili tra coloro che avrebbero potuto sostituire Julen Lopetegui alla guida del Real Madrid, sebbene poi l’affare non sia andato in porto. La carriera dell’allenatore leccese è comunque importante e parte dal periodo in cui era giocatore.
Il grande salto da calciatore professionista Conte lo fece quando passò dal Lecce alla Juventus, nel lontano 1991. Da quel momento in poi pochi altri giocatori si sarebbe identificati così tanto con la maglia bianconera, difesa dal leccese per tredici stagioni prima di ritirarsi. Il suo rendimento a centrocampo era talmente costante, sia per quantità che per qualità, che divenne facilmente l’idolo dei tifosi, chiunque altro giocasse al suo fianco. Da allenatore, dopo una dura gavetta, realizzò l’altro grande salto, ossia quello di occupare un posto importante in una società importante. La Juventus di oggi, una delle grandi favorite secondo gli esperti di scommesse di Champions League alla vittoria del titolo europeo, deve molto al tecnico salentino, che ha messo le basi per il dominio assoluto in Italia riflesso nei sette Scudetti consecutivi. Arrivato nell’estate del 2011, Conte aveva preso una squadra che non vinceva da anni e risentiva della crisi post Calciopoli per proiettarla nei grandi palcoscenici, come dimostra adesso dalla sua costante presenza ai piani alti delle competizioni europee.
Dopo aver lasciato una Juventus molto più forte di quella che aveva ereditato, Conte ha poi preso per mano un’altra squadra disastrata: la nazionale italiana. Il suo exploit all’europeo del 2016, nel quale gli azzurri sconfissero nientemeno che la Spagna, sulla carta molto più abile e concreta, non fu oscurato dall’eliminazione ai quarti contro la Germania, che tra l’altro avvenne solo dopo i calci di rigore. Dopo la grande esperienza sulla panchina italiana, che dopo la sua gestione entrò in un buco nero di rendimento culminato con la mancata partecipazione al mondiale di Russia 2018, il salentino decise di accettare l’offerta del Chelsea. A Londra Conte fu ancora una volta capace di rilanciare un gruppo demotivato che aveva perso i punti di riferimento dei veterani Lampard e Terry. Con l’ex allenatore della Juve in panchina i Blues vinsero l’ultimo titolo nazionale della loro storia.
Nonostante adesso non alleni, Conte continua a seguire il calcio da vicino, aspettando quanto prima l’offerta di una grande squadra nel palcoscenico che ha dimostrato di meritare.