Un privato cittadino, e non il Sindaco di Melendugno, Marco Potì, presenta ricorso contro il Ministero dell’Ambiente. Il TAR Lazio ordina al Ministero di fornire tutti gli atti sul gasdotto TAP.
Ve la ricordate la storiella di Davide contro Golia? Davide, nel nostro caso è un privato cittadino, assistito dagli avvocati, Adriano Tolomeo e Barbara Renna, che assesta un bel colpo al Ministero dell’Ambiente (Golia) che dovrà fornire tutta la documentazione riguardante il rispetto delle prescrizioni da adottare prima dei lavori del gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline). Lo ha stabilito il TAR del Lazio accogliendo il ricorso del privato cittadino melendugnese. Secondo i giudici del Tribunale Amministrativo Regionale è necessaria che tutti possano verificare “la corretta esecuzione dei lavori del gasdotto TAP, di rilevante impatto ambientale, nel piccolo Comune” di Melendugno. Inoltre i giudici amministrativi rilevano come “il rispetto delle prescrizioni ante-operam rappresenta uno dei presupposti per la corretta realizzazione dell’infrastruttura” in quanto “in particolare, gli atti interni non potevano, […] essere sottratti all’accesso, che trattavasi in ogni caso di informazione ambientale e che comunque erano dati da pubblicare”. Infine il TAR Lazio ordina al Ministero di “rilasciare al ricorrente copia della documentazione suindicata, nel termine di 30 (trenta) giorni dalla notifica o comunicazione della presente sentenza”.
La vicenda ha avuto avvio il 15 maggio 2017 quando il piccolo “Davide” residente nel comune di Melendugno presentava istanza di accesso al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, volta all’acquisizione di una serie di atti, nell’ambito della procedura di verifica dell’ottemperanza alle prescrizioni fissate per la realizzazione della suddetta infrastruttura energetica. Peccato però che invece dell’Amministrazione Comunale di Melendugno, da sempre vicina alla causa NOTap, l’abbia dovuta presentare un privato cittadino e accollarsi di ciò, e da solo le spese. Peccato che il Sindaco Marco Potì per una volta non abbia creduto alla giustizia amministrativa che solo sette mesi dopo ha dato ragione al piccolo Davide.
Francesco Cappello
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