Assassinio Noemi, il web si scatena contro il diciassettenne reo-confesso

13 settembre 2017 – La notizia della confessione e del ritrovamento del corpo della piccola Noemi Durini ha fatto il giro del web e di tutte le televisioni. L’assassino, L. M., ha confessato, è l’ultima persona che l’ha vista viva, lo dicono le telecamere e la sua confessione ha, probabilmente, confermato gli indizi degli inquirenti che continuano a mettere insieme i pezzi di questa assurda vicenda che ha preso avvio il 3 settembre scorso e si è conclusa, nel peggiore dei modi, dieci giorni dopo. Il nano-secondo dopo la divulgazione della notizia del ritrovamento del cadavere sono iniziati a comparire sui social network post di condoglianze e conforto da amici, conoscenti e sconosciuti alla famiglia di Specchia lacerata nel dolore. E ovviamente post offensivi e di minacce sono apparsi anche sui profili sociali (Facebook) del diciassettenne reo-confesso e del padre che lo avrebbe aiutato ad occultare il corpo. Violenza non può chiamare altra violenza. Non si dovrebbe piangere una ragazzina uccisa e sperare che l’omicida faccia la stessa fine. Neanche invocare la pena di morte serve a molto poiché nei paesi dove viene praticata essa non scoraggia dalla violenza. Per gli uomini la violenza è un istinto primordiale, c’è chi riesce a controllarsi e a controllare i propri istinti e chi invece per una parola o un cenno di troppo libera la bestia che è in ognuno di noi. Siamo consapevoli che quando accadono fatti del genere il primo pensiero sarebbe avere tra le mani l’assassino e fargli provare la stessa cosa che ha fatto provare alla sua vittima, magari moltiplicata per cento, ma violenza non deve richiamare altra violenza anche se figurata. Ed ecco che alcuni messaggi postati sul profilo del ragazzo diventano raccapriccianti e fanno crescere un odio che ora dovrebbe invece tramutarsi in qualcosa che faccia capire a tutti noi che le donne, dice mia madre, non si sfiorano nemmeno con un fiore.

Francesco Cappello

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