Le praterie acquatiche mettono in difficoltà il progetto TAP

10 marzo 2017 – Noi la chiamiamo semplicemente, e sbrigativamente, alga, ma le piante acquatiche che “infestano” le nostre spiagge hanno dei nomi scientifici ben precisi. Cymodocea nodosa e Posidonia Oceanica “infestano” le “nostre” coste e le “nostre” acque, spesso causando qualche imprecazione di troppo a chi vorrebbe fare un bagno. Gli amministratori locali, invece, ogni anno si ritrovano  sempre con lo stesso problema: la pulizia della piccola spiaggia di Sant’Andrea. Ma proprio la presenza di queste praterie di piante acquatiche sono sintomo che le “nostre” acque sono pulite ed esse svolgono la importante funzione di proteggere la linea di costa dall’erosione. Sono talmente importanti che queste praterie compaiono e scompaiono all’occorrenza di chi compie gli studi. Fino a qualche anno fa studi sulla presenza e la relativa estensione di queste piante acquatiche non ce n’erano e per noi autoctoni, senza voglia di aggiornarci, queste piante erano definite, come detto prima, solo alga di mare, ma con l’arrivo del progetto del gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) tutto è cambiato. Abbiamo scoperto che quella generica alga ha un nome scientifico e potrebbe costituire un problema per la multinazionale del gas. E anche TAP, consapevole del rischio, ha provveduto a compiere nel giugno 2016 uno studio per capirne l’estensione e quanto possa influenzare il progetto del microtunnel che sbuca proprio a ridosso di in una di queste praterie. Utilizzando un ROV (Remote Operative Vehicle) TAP ha mappato le fanerogame marine all’interno dell’area di indagine di estensione 700m x 300m centrata sulla rotta del gasdotto nonché sull’exit point del microtunnel. Le videoriprese hanno determinato distribuzione, estensione e densità delle fanerogame all’interno della stessa area. Le foto nel corposo rapporto pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente mostrano un fondale denso di piante acquatiche e lo studio indica un exit point ottimizzato proprio per “saltare” le dense praterie oceaniche a 50 metri dalla linea di costa. Sfortunatamente secondo la VIA (Valutazione Impatto Ambientale), prescrizione A.6b il tunnel dovrebbe sbucare oltre 50 mt dall’ultimo ciuffo di Cymodocea ma si rischia che il microtunnel non possa essere realizzato perchè troppo lungo.

Francesco Cappello

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