Ecco come Sant’Antonio divenne patrono di Borgagne

Oggi a Borgagne è festa patronale. Si festeggia Sant’Antonio di Padova. Ma questa festa così sentita un tempo si festeggiava il 13 giugno, ma molti borgagnesi, per quella data, si trovavano nel foggiano, in quanto il Tavoliere delle Puglie assicurava loro lavoro per tutto il periodo della mietitura. Il popolo di Borgagne, che è laborioso, ma anche assai devoto, decise per questo motivo di spostare la ricorrenza festiva alla prima domenica di settembre, in modo da consentire anche ai giovani mietitori, temporaneamente emigrati, di festeggiare e onorare il Santo. Ma anche la storia di come Sant’Antonio divenne patrono di Borgagne è assai singolare. borgagne_patronoSant’Antonio è protettore di Carpignano da tempo immemorabile con il giorno di festa tradizionale del 13 giugno. Una volta i carpignanesi organizzarono una solenne processione che, dopo aver percorso le principali vie del paese, continuava inerpicandosi per le strade di campagna, quasi sempre in salita. I devoti offrivano il sacrificio di quel piccolo pellegrinaggio, per dimostrare agli abitanti dei paesi vicini la loro venerazione per il Santo protettore. A un certo punto, però, il cielo cominciò a coprirsi di nuvole scure e, in men che non si dica, si scatenò un violento temporale, con tuoni e lampi spaventevoli, tanto da lasciar traccia anche in modi di dire usati oggi giorno, come ad esempio: “Nu time mancu li troni te Sant’Antoni” [Non teme neanche i tuoni di Sant’Antonio] per indicare persona tanto coraggiosa da non temere nemmeno l’ira del cielo!

Ma i Carpignanesi furono terrorizzati dai lampi accecanti, dai tuoni che sconquassavano il cielo e la terra, dalla pioggia che veniva giú a secchie e ormai aveva trasformato la strada in un impetuoso torrente. Per questo, senza neanche pensarci due volte, abbandonarono la statua del Santo fissata su lu taulieri [basamento di legno] sul ciglio della strada e di corsa si precipitarono verso il paese per mettere al riparo i canniti con i fichi lasciati a seccare al sole.

La statua del Santo, abbandonata nei pressi delle patule te Pasulu [paludi di Pasulo], antichissimo centro abitato nei pressi di Borgagne, cominciò a galleggiare sulla notevole massa d’acqua che scorreva per la strada in lieve discesa verso Borgagne. Evento naturale o “guidato” in qualche modo dal Santo, fatto sta che, a bordo di quella specie di zattera, la statua trascinata dall’acqua approdò in piazza, proprio sul primo gradino del sagrato della chiesa di Borgagne.

Figurarsi la sorpresa dei Borgagnesi, che non solo proclamarono subito Sant’Antonio proprio patrono grazie a quel segno palese della sua volontà, ma trattennero anche la statua vilmente abbandonata dai carpignanesi nel momento del pericolo. Sicché, quando questi ultimi si presentarono per richiederla, i borgagnesi risposero che loro mai e poi avrebbero consegnato un Santo nelle mani di Sçiutei [Giudei], che lo avevano abbandonato pe ’na pauta te fiche [per una manciata di fichi secchi]. Fu in quella circostanza avventurosa che gli abitanti di Carpignano si guadagnarono l’epiteto, ancora oggi attuale, di Sçiutei!

 

Da “Il libro degli Altri”

Antonio Nahi

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