Agricoltura: la dieta mediterranea un bene prezioso da diffondere e tutelare

Il vicepresidente nazionale della Cia, Cinzia Pagni, a Teggiano, alla rassegna sul tema: Sfruttare i riconoscimenti medico-scientifici, oltre a quello dell’Unesco, per indirizzare soprattutto i giovani verso un più corretto regime alimentare. Solo in Italia i costi di obesità e sedentarietà toccano i 65 miliardi di euro l’anno. E con la crisi crescono del 7 per cento i consumi di “junk food”. “La dieta mediterranea è un bene prezioso che va tutelato e diffuso. Non soltanto perché rappresenta il modello nutrizionale per eccellenza, alla base di un’alimentazione sana ed equilibrata, ma anche perché si conferma un ‘elisir’ per combattere malattie gravi come quelle cardiovascolari”. dieta_mediterranea_unescoA dichiararlo è Cinzia Pagni, vicepresidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori, nel suo intervento al convegno sul tema organizzato oggi a Teggiano da Palazzo 22. Valorizzare la dieta mediterranea basandosi sulla varietà degli ingredienti e sull’assenza di grassi saturi, con un consumo abbondante di frutta e verdura, cerali, olio d’oliva e vino -ha continuato la Pagni- la dieta mediterranea è un ‘mix antinfiammatorio’ imbattibile per prevenire le malattie cardiovascolari, riuscendo a mantenere più bassi i livelli di trigliceridi, colesterolo, glicemia e pressione arteriosa. Ma non basta: diverse ricerche mediche e scientifiche internazionali hanno dimostrato che la dieta mediterranea riduce del 9 per cento l’incidenza di problemi e patologie cardiache, del 13 per cento l’incidenza del Parkinson e dell’Alzheimer, del 6 per cento quella del cancro”. Il suo riconoscimento da parte dell’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità -ha detto ancora il vicepresidente della Cia- non ha fatto altro che potenziare un dato di fatto oggettivo sulle caratteristiche nutritive e salutistiche e sulle proprietà terapeutiche insite nella dieta mediterranea. Quindi, da questi dati si può dare l’input ai tanti giovani che fin dalla primissima età dovrebbero adottare un regime alimentare equilibrato. Purtroppo ancora oggi i dati relativi ai costi per le malattie da alimentazione sono sconcertanti, si basti pensare che solo in Italia, si spendono i 65 miliardi di euro all’anno”. In questo senso, è sintomatico anche il grido d’allarme lanciato dalla Fao, secondo cui la dieta mediterranea, che vanta seguaci in tutto il mondo, è sempre più ignorata nei paesi d’origine, tra i quali l’Italia, dove sono cresciuti i consumi di grassi e calorie. Un problema legato a doppio filo alla crisi economica, con sei famiglie su dieci che hanno cambiato abitudini alimentari, dirottando verso discount (6,5 milioni) e prodotti molto più economici ma di qualità inferiore”. Contemporaneamente “nelle dispense si moltiplicano cibi in scatola e surgelati e si ricorre sempre più spesso al ‘junk food’ (+7 per cento) a tutto discapito dei prodotti freschi tipici della dieta mediterranea come frutta e verdura”.

Maria De Giovanni

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