Attentato al Sindaco, tante le ipotesi, le fantasie, ma ancora nessuna certezza

9 giugno 2013 – A due giorni dall’attentato subito dal Sindaco Marco Potì non si fermano le attestazioni di solidarietà. Ieri è uscito un manifesto a firma di tutte le opposizioni che condannano il vile atto e auspicano “che l’azione congiunta della Magistratura e degli Organi di Polizia e Carabinieri possa portare con rapidità all’individuazione degli autori dell’atto criminoso”. auto_sindaco_melendugnoIntanto venerdì sera, giorno dell’attentato, che è costato al Sindaco la sua Alfa 147, completamente divorata dalle fiamme, si era tenuto un incontro, presso la locale sede del partito socialista, per esprimere al Primo Cittadino la vicinanza del suo partito politico e sempre nella giornata di venerdì era stato affisso nelle pubbliche bacheche un manifesto a firma, appunto del Partito Socialista. Sul versante virtuale, invece, nella comunità sociale più frequentata, Facebook, centinaia sono stati gli attestati di solidarietà e di ferma condanna di un gesto che non ha precedenti. Sì, attentati erano già stati compiuti, il comandante dei Vigili Urbani, capitano Antonio Nahi, e il comandante della delegazione di Spiaggia di San Foca, maresciallo Antonio Mascali, ne sanno qualcosa, poiché anche a loro è capitato di perdere la propria auto divorata dalle fiamme, ma mai, a Melendugno, il primo cittadino aveva subìto un simile trattamento. Le indagini sono affidate ai carabinieri ma da subito i cittadini di Melendugno e Borgagne si sono avventurati in ipotesi, anche fantasiose. Quelle che vanno per la maggiore sono qualche promessa non mantenuta, qualche non assunto in modalità temporanea alla spazzatura, il porto di San Foca, il riordino del piano commercio, di nuovo a San Foca e poi ci sono le ipotesi più fantasiose come quella di un attentato di matrice islamica e infine qualcuno ipotizza che l’auto si sia immolata e abbia preso fuoco da sola, per alzare i consensi forse un po’ in calo dell’attuale amministrazione, una sorta di sacrificio per la causa.

Francesco Cappello

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