Sant’Andrea è un malato grave e richiede cure vigorose e intensive, non palliativi

28 febbraio 2013 – I crolli che si ripetono dal 12 febbraio 2013 sul lato nord della scogliera di Torre Sant’Andrea sono una vera e propria mazzata inferta all’identità individuale di ogni amante ed estimatore della bellezza di questo magico luogo. Vedere la stradina che collega il locale porticciolo all’area della “Punta Grande” venir giù sotto i colpi delle onde inumidisce gli occhi e rattrista lo spirito. Prima ancora che di danno economico e turistico, difficilmente sanabile, è giusto parlare di una ferita al cuore della nostra terra. squarcio sant'andreaQuello che fa più rabbia e rende l’accaduto assurdo non è l’inevitabile constatazione della forza della natura, ma il fatto che nessuno abbia agito in modo da impedirlo. In tanti temevamo potesse succedere quello che si è poi verificato, ma a lungo siamo rimasti inascoltati e a volte derisi. Quanta spavalda impalpabilità nelle azioni delle ultime amministrazioni locali. A danno consumato è triste scoprire, navigando tra i tanti post condivisi su facebook, che esponenti di vecchi consigli comunali, al pari di tanti cittadini, avevano provato più volte a sollevare la questione erosione a Torre Sant’Andrea già nel lontano 1994.

Gli ultimi lavori strutturali a Sant’Andrea sono stati realizzati nella tarda primavera del 2009 alla vigilia di un’importante tornata di elezioni comunali. All’epoca si ebbero seri crolli che coinvolsero il muretto di cinta e la scaletta di discesa al mare delle case site di fronte al locale Babilonia, i soffitti degli antri utilizzati come ricoveri dai pescatori e una parte della scogliera a mare della “punta Grande”. Proprio il particolare momento elettorale fece avanzare, in particolare ad una delle formazione politiche in campo, la proposta di sistemazione e messa in sicurezza non solo dell’area sud della caletta già prevista in precedenza, ma anche dell’area nord, quella oggi duramente colpita. In quei giorni il muretto fu rimesso su e rinforzato proprio poco prima delle votazioni, mentre per la risoluzione degli altri danni ogni proposito di recupero fu di fatto accantonato. Ad un simile risultato si giunse tutto sommato sia a causa del tipico post-elezioni nostrano, che è sempre quello che è, sia a causa della mancata affermazione della parte politica che più aveva caldeggiato un intervento nell’area. Così, con l’inizio della stagione estiva le soluzioni adottate furono, sostanzialmente, un contenimento del fenomeno erosivo mediante delle reti in acciaio poste nella zona del “Punta Grande”, con il compito di impedire nuovi crolli e il semplice transennamento con conseguente divieto di accesso delle grotte dei pescatori. Da allora solo piccoli lavori di manutenzione e nulla più.

Negli anni successivi l’attenzione della cittadinanza fu dirottata verso altre eccentriche priorità: il vecchio municipio di Borgagne con annesso campanile da rifare, una pista ciclabile da Borgagne al mare da inventare, le piazze del comune e della frazione da abbellire, un cinema da rimodernare ecc. ecc. Intanto tutte le marine, esclusa forse San Foca, venivano quasi abbandonate e lasciate a se stesse soprattutto nel lungo periodo non turistico. E mentre le istituzioni dimenticavano che la bellezza è un dono e va curata, la natura lentamente lavorava per riprendersi ciò che ci aveva amabilmente elargito perché, probabilmente, delusa dalla nostra arroganza, presunzione e incompetenza.

Il crollo della stradina di Sant’Andrea è lo schiaffone forte e durissimo che la natura ci ha rifilato affinché qualcuno si possa svegliare dal suo torpore. Sant’Andrea è un malato grave e richiede cure vigorose e intensive, non palliativi.

Al di là delle sue bellezze naturali la nostra marina oggi è sostanzialmente questa:

  • cartelloni divelti dal vento e lasciati a terra.
  • palme colpite dal punteruolo rosso pronte a cadere in testa a qualcuno.
  • erosione continua e costante della spiaggia della caletta.
  • crolli ripetuti dei soffitti delle grotte dei pescatori.
  • probabile crollo di tutta l’area della “collinetta di pony” alle spalle del Babilonia e sovrastante gli stessi ricoveri di pesca e l’area dell’attuale crollo della stradina.
  • lampioni logori e malandati.
  • solchi larghi 30/40 cm e profondi anche un metro nell’area della “Punta Grande” (testimonianza di vecchie messe in posa di fili elettrici per illuminazione pubblica).
  • reti di contenimento della scogliera pronte ad essere divelte (causa erosione) al primo vento che saprà gonfiarle come vele di una nave.
  • tragica erosione di tutto il lato nord dalla “Punta Grande” sino all’area de “lu canale piccinnu”.
  • drammatica situazione di sgretolamento della base all’angolo di nord-est del muro di cinta dell’area del faro.
  • trascurato cedimento in più punti del muretto del lungo-mare a ridosso dei parcheggi.
  • pessimo stato della stessa zona dei parcheggi a pagamento stretti e invasi dai rami degli alberi.
  • paradossale situazione dei parcheggi liberi (o non liberi?) accanto al “bed and breakfast”.
  • per finire con l’assurda situazione dei parcheggi ( o non parcheggi?) posti accanto all’area occupata da quel mostro pericolosissimo che è il rudere del vecchio ristorante il Faro.

Questo fotografia della situazione di Sant’Andrea non è il risultato di una mareggiata o di una tempesta tropicale che ha imperversato per una notte intera, ma l’invitabile conseguenza di un’atavica negligenza e disattenzione di chi doveva e poteva fare e non ha fatto.

 Gaetano Nocco

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