2 gennaio 2013 – Il 2013 è arrivato da poco più di 24 ore e sulla testa degli italiani arriva la prima “bella” notizia del nuovo anno, che toccherà profondamente la vita di tutti gli italiani, soprattutto di quelli che ancora hanno la fortuna di lavorare. Dal primo gennaio è entrato in vigore il nuovo sistema pensionistico. Si andrà in pensione, per chi potrà farlo, a 66 anni e tre mesi per gli uomini e 62 e tre mesi per le donne. Sparisce la pensione per anzianità e le relative “finestre” e da oggi in poi si andrà in pensione con i soli contributi. È “salvo” solo chi nato nel 1952, da quella data in poi andare in pensione rimarrà una chimera, un sogno, percepito dai nostri genitori e dai nostri nonni ma non più da noi che abbiamo permesso che degli incompetenti dimorassero in parlamento e che mangiassero con i nostri soldi. Non solo, questi signori hanno anche distrutto il cosiddetto stato sociale solo per qualche euro in più nelle loro tasche.
Tanto per rimanere in tema, il presidente dell’INPS, Antonio Mastrapasqua, propugna la necessità che gli italiani debbano iniziare a crearsi una pensione alternativa, una pensione privata, sempre se ci si fidi del settore privato. La riforma della pensione di anzianità arriva in uno dei momenti peggiori dove il lavoro inizia a scarseggiare e la crisi, e la lunga mano dello stato fiscale, ormai è sempre più presente. Ne è testimonianza il periodo natalizio ancora in corso dove di festoso c’è stato poco e niente, soprattutto nel nostro territorio, magari dove la crisi non c’è o si percepisce di meno, ma ci si fa ingannare e influenzare da chi guadagna sulla crisi.
Francesco Cappello
Vivo in Germania e spesso devo ascoltare tante lamentele circa la situazione finanziaria, o della pensione.Non e`veramente da prendere sul serio questi brontoloni di professione se si paragona alla situazione di molti connazionali sopradescritta.Essere giovani e`bello, pero`in questo caso e`un vantaggio essere gia` maturo(68 anni)e godersi in pace il frutto di 45 anni di lavoro nonostante tanto mi dispiace la situazione di tanti connazionali.Saluti a Melendugno.
chi è nato prima del 1953 viene considerato un “figlio della guerra”.
ai sindacati e’ ancora riconosciuta una gratifica di 200 euro per ogni pensione strappata all’ente previdenziale come se questo fosse una conquista da parte del cittadino.
adesso i figli della guerra non ci sono piu’…..
avevo pagato 18.000 euro per il riscatto della laurea,due anni di ufficiale nel regio esercito italiano e 32 anni di lavoro.
in tutto quaranta anni.
purtroppo sono nato nel 1954 e per legge con tutto il rispetto di mia madre sono un figlio di …..puttana.