Effetto Megaupload: BTJunkie chiude

(7 febbraio 2012) ROMA – A venti giorni esatti dal sequestro di Megaupload l’onda d’urto generata ha fatto un’altra vittima. BTJunkie ha ammainato la bandiera dei pirati e ha chiuso i battenti. Fine dei giochi. Il sito, irraggiungibile dall’Italia per effetto del sequestro dei DNS nell’operazione della Guardia di Finanza dell’aprile scorso, presenta una bella pagina blu con il commiato degli amministratori.  Gli amministratori comunicano:

«prendere questa decisione non è stato semplice ma abbiamo optato volontariamente per la chiusura. Abbiamo lottato per anni per il vostro diritto di comunicare – si legge sul sito – ma ora è tempo di andare. È stata l’esperienza di una vita, e auguriamo a tutti il meglio»

si legge sul sito e su qualsiasi vecchio indirizzo che si trova su qualsiasi forum che faceva riferimento a BTJunkie. BTJunkie, canadese, era un motore di ricerca di file Torrent, e usava gli stessi algoritmi di Google per setacciare altri siti dov’erano indicizzati i file torrent per includerli al proprio database. Questo modo di acquisire le informazioni aveva permesso a BTJunkie di avere 2 milioni di file attivi, di materiale protetto da diritti d’autore, e ogni giorno oltre 4mila nuovi file venivano aggiunti al database. A differenza di Megaupload, BTjunkie non aveva sui suoi server i file pronti per essere scaricati, ma aiutava gli utenti a trovarli e scaricarli direttamente da altri siti tramite il protocollo BitTorrent. Fondato nel giugno 2005 è stato uno dei più popolari siti web di filesharing, che ha offerto i link a migliaia di film, musica e programmi televisivi.

Il 19 gennaio scorso l’arresto del patron di Megaupload, Kim DotCom, ha generato un effetto a catena di cui ancora non si vede la fine. Il giorno dopo l’arresto altri servizi di filehosting hanno bannato o chiuso gli account e lasciato i poveri utenti alla quasi totalità della mercè dei contenuti a pagamento. Sono decine i servizi che si sono autosospesi e sono centinaia di migliaia gli utenti che cercano disperatamente, quasi ossessivamente, un’alternativa. Lo si nota dalle chiavi di ricerca memorizzate nei database che monitorano alcuni servizi.

Francesco Cappello

fonte: QI

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