Pirateria televisiva, 39 indagati

 

Sono quasi 40 le persone indagate in quattro regioni. Questo è il colpo dato dalla polizia delle comunicazioni alla pirateria digitale italiana. Gli individui sottoposti ad indagine giudiziaria sono 39 (28 laziali, 7 in Sicilia, 3 in Piemonte e uno in Emilia Romagna) e l’accusa è di aver praticato il card sharing, cioè la condivisione dei contenuti di piattaforme a pagamento, come Sky e Mediaset. Dietro il pagamento di una cifra molto più bassa di quella necessaria, e utilizzando apparecchiature hardware e software opportunamente configurate, era possibile usufruire di contenuti prodotti dai due maggiori distributori e del sistema usufruivano migliaia di persone che sfruttavano illecitamente il servizio.

Il cardsharing è un sistema utilizzato attualmente per la visione delle piattaforme satellitari a pagamento. Nel 2003 Tele+ chiuse i battenti e fu sostituita da Sky Italia che introducendo un nuovo sistema di codifica delle card, NDS2, impedì a tutti coloro che avevano utilizzato le wafercard di guardare la tv satellitare gratis. Le wafercard utilizzavano dei codici che si scaricavano da siti preposti allo scopo e permetteva l’emulazione delle card originali. Il nuovo sistema di Sky Italia gettò i pirati nel “buio” più totale fin quando non fu messo a punto il cardsharing. Questo non permette di aprire i canali criptati, ma solo di condividere la scheda SKY o di qualsiasi altro provider con altre persone. In questo modo un abbonato con la scheda, pagata legittimamente, può condividere i codici che permettono di decodificare i canali con altre 15-20 persone attraverso internet e dei decoder configurati appositamente.

Generalmente chi fa da server, o che condivide, acquista un abbonamento completo per permettere ai suoi utenti di usufruire di un’offerta maggiore. Non è necessario essere dei pirati informatici provetti e basta poco per creare una rete cardsharing. Su internet sono molteplici i siti e i forum dov’è possibile reperire informazioni per creare il servizio. Su Google basta inserire la giusta chiave di ricerca e migliaia di risultati appaiono a video. É anche vero che su numerosi siti che si occupano dell’argomento sono apparsi stamane numerosi allarmi circa l’operazione compiuta dalla polizia delle Comunicazioni.

Francesco Cappello

 

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