Nell’era tecnologica gli stalker sono dietro l’angolo digitale. Una storia a Specchia

27 ottobre 2015 –Un tempo c’era la vecchia pratica del corteggiamento, ora con tutta la tecnologia il corteggiamento si è spostato su altre piattaforme, più “evolute”. Si comincia prima di tutto con il chiedere l’amicizia su Facebook, chi non ha il social blu alzi la mano e lo stesso faccia chi non ci è entrato almeno una volta nella vita e non ha cercato l’amico del militare o la vecchia fiamma dell’università e l’amichetta della scuola superiore. Dopo aver recuperato il contatto si inizia con messaggi del tutto innocenti. Ci si scambia le prime informazioni personali, mogli, figli, mariti, interessi, paure. E poi sta all’interlocutore non esagerare e rimanere nell’ambito del ricordo o del saluto ogni tanto. Un tempo quando non c’era tutta la tecnologia (Facebook e Whatsapp in primisi) ci si limitava ad una lettera o ad una telefonata a Natale per gli auguri. Ora, nell’era moderna tecnologica il passo tra un normale contatto e uno stalker è molto breve. Come è accaduto a Specchia, per esempio, dove un uomo di 38 anni si era invaghito, non corrisposto, di una donna del luogo. Un tempo l’avrebbe seguita, appostata, pedinata. Oggi invece è stato accusato dall’autorità giudiziaria di “atti persecutori”, del cosiddetto stalking. L’uomo aveva iniziato con messaggi su Whatsapp e su Facebook e dagli apprezzamenti “spinti” era passato alle minacce vere e proprie. La donna, come accade in tutti questi casi, aveva “smesso di avere una vita libera”, fino a che stufa non si è rivolta all’autorità competente che ha assegnato all’amante, troppo appassionato e ossessivo, gli arresti domiciliari.

Francesco Cappello

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