Inceneritore SASPI, un ecomostro che incombe sulla nostra salute

19 ottobre 2014 – Ci sarò passato almeno mille volte, se non più. Lo stabile, quell’edificio con i vetri infranti e i muri che sembrano venir giù da un momento all’altro, è sempre lì, su via vecchia Lizzanello, uscita 10 della tangenziale est direzione Brindisi. inceneritore_SASPILo potete vedere là, fatiscente fermo dal 1989. Mi sono sempre chiesto cosa rappresentasse quella “fabbrica” ormai dismessa segno di un passato ormai andato. Poi sono capitato in un’interrogazione parlamentare di una senatrice del MoVimento 5 Stelle, Daniela Donno, e ho “scoperto” che l’edificio in questione era un inceneritore che ha avvelenato le giornate e le notti dei leccesi e dei salentini dal 1965 al 1989. Un inceneritore situato in un’area di due ettari che nasconde oltre centomila tonnellate di materiali pericolosi nel sottosuolo. Addirittura l’ex inceneritore SASPI è oggetto di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Lecce per “accertare l’inquinamento dei suoli attigui”.

Nell’interrogazione della senatrice Donno si sospetta “la sussistenza di un grave pregiudizio ambientale e sanitario caratterizzato dalla presenza di rifiuti interrati e scorie, con conseguente compromissione del suolo, dell’aria e della falde acquifere circostanti”.

Cerco, frenetico, su Google Maps per avere un’idea, migliore, della situazione e scopro che alle spalle dell’inceneritore un albergo con piscina, spero non trattato con l’acqua delle falde acquifere circostanti. Non solo TAP, non solo fumi che inquinano le nostre serate, non solo bombe ecologiche pronte ad esploderci in mano alla prima variazione esterna. Anche tanti ecomostri del passato che incombono sulla nostra salute.

Francesco Cappello

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