In principio furono solo 140 caratteri. Con gli smartphone la lingua italiana soffre sempre più

In principio furono solo 140 caratteri e da lì che è iniziato lo scempio, e da lì che abbiamo creato poemi sulla tastiera del nostro vetusto cellulare. "Messaggio ricevuto". Con licenza GFDL con disclaimer tramite Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/File:Messaggio_ricevuto.jpg#/media/File:Messaggio_ricevuto.jpgUn solo SMS (Short Message Service) poteva contenere tutto, bastava togliere il superfluo, tanto il discorso si capiva ugualmente. Per fare un esempio, l’avverbio “comunque” divenne “cmq”. Obiettivo era risparmiare spazio. Poi arrivò la possibilità di accorpare gli sms ma il danno ormai era fatto, anche se gli sms viaggiavano tutti insieme, senza perdere nessuna parte per strada, le abbreviazioni, le frasi senza vocali che sembravano dei codici fiscali ormai erano consolidate e si sono rinforzate ancora di più con gli smartphone e le varie applicazioni tipo WhatsApp, Telegram e chi più ne ha più ne metta. Ormai non passa minuto che non stiamo lì a digitare sul nostra tastiera del nostro dispositivo, mobile o PC da tavolo o notebook. Ma questa smania nel risparmiare spazio ha creato dei mostri che non sanno scrivere che confondono i verbi con le congiunzioni, tanto c’è sempre la scusa del momento. Prima fu la scusa del T9, poi quello della tastiera estesa e ora il riconoscimento vocale.

Ma tutto questo genera poi obbrobri: “Lo scoperto stamane”, “Ha capo”, “e uno scempio” ecc ecc. Gli esempi sono troppi e la mia tastiera rifiuta di continuare. Ma perchè tutto questo? Perchè dimentichiamo  le più elementari regole di grammatica italiana?

Francesco Cappello

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