Il ritorno a casa, nel 1945, nelle parole di Antonio Cretì

25 aprile –In occasione della festa di Liberazione Nazionale voglio riportare alcuni brani tratti da “Gocce di storia” di Antonio Cretì, nato a Borgagne il 14 luglio 1920, partito militare il 6 gennaio 1940 (l’Italia entrerà nel secondo conflitto cinque mesi dopo, il 10 giugno) e abbandonato a Gorizia insieme ad altri “poveri soldati” dagli ufficiali nel luglio 1943. A metà maggio 1945 Antonio Cretì, era stato costretto a fermarsi a Trieste per tre giorni dato che la linea ferroviaria per Udine era devastata. Il soldato Antonio Cretì che non metteva niente sotto i denti da 18 giorni, in quei giorni entrò in città alla ricerca di un po’ di cibo e in quell’occasione fu aiutato da una signora che lo portò in un albergo dove camerieri e cameriere lo sfamarono regalandogli anche 360 lire.

«Salutai con molta riconoscenza e tornai alla stazione dove c’era un’autocolonna pronta a portarci a Udine. Arrivati alla stazione di Mestre ci fecero fare il bagno e la disinfestazione prima di farci imbarcare per Venezia. Sulla nave con i soldi che avevo accumulato comprai cinque pacchetti di sigarette ma sbarcati ad Ancona ne vendetti tre per fare un telegramma alla mia famiglia. Tre giorni dopo partimmo verso la nostra città sostando per una sola notte a Bari. Quando arrivammo a Lecce, mentre stavamo prendendo il pullman per raggiungere il paese il controllore ci chiese il biglietto per salire sul pullman. Io gli feci notare che eravamo prigionieri di guerra e che da cinque anni non vedevamo le nostre famiglie. Lui mi rispose con arroganza e a quel punto non ci vidi più dalla rabbia e lo presi a calci e pugni. Intervenne il direttore al quale spiegai tutto ed egli rivolgendosi a quell’uomo disse: “non vedi le condizioni in cui sono questi uomini e da dove vengono? Hanno difeso te che sei stato imboscato”. Ci fecero salire sul pullman e ci consegnarono dei biglietti già pagati. Così il 16 giugno 1945 riuscimmo finalmente a riabbracciare i nostri familiari».

Francesco Cappello

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