
Il corbezzolo, frutto autunnale colora di rosso le nostre campagne. Assaggiatelo è buonissimo
Sono rossi e dolci, sono rotondi e sembrano che abbiano delle piccole spire. Sono i corbezzoli, una bacca appartenente alla famiglia delle Ericaceae che cresce nei paesi a clima mediterraneo ma è diffuso anche in Toscana, in Tunisia, alle Canarie e in Irlanda. L’albero di corbezzolo raggiunge massimo dieci metri di altezza, e si dimostra una delle specie mediterranee meglio adatte agli incendi. Dopo che la terra viene percorsa dal fuoco è il corbezzolo a nascere imponendosi spesso sulle altre specie. Un tempo questi frutti riempivano le nostre tavole, ora fanno solo bella mostra di sé con l’albero sempreverde e in autunno con i frutti di un rosso acceso. Il corbezzolo ha varie prorietà terapeutiche e anche qualche inconveniente. Essendo antidiarroico mangiando troppi corbezzoli si rischia di incorrere in problemi di stitichezza, e nel nome scientifico del corbezzolo vi è la spiegazione. “Arbutus unedo” deriverebbe dal celtico “ar” che vuol dire “acerbo, astringente” mentre “unedo” è il nome che veniva usato nell’antichità e deriverebbe da tre parole latine “unu tantum edo” “ne mangio uno soltanto”. Non bisognava, quindi, esagerare e cedere alla tentazione di magiare una gran quantità di corbezzoli perché portavano, e portano, a un senso di nausea e stitichezza.
Il corbezzolo, il frutto, in questo caso si può usare in cucina, facendo un’amarognola marmellata, pare che bastino 10 minuti di cottura, si può realizzare l’aceto di corbezzolo e pare che sia una leccornia e dalle foglie di corbezzolo si può avere un infuso che combatte cistite e infiammazioni della vescica. Oppure si può mangiare semplicemente così, raccolto dall’albero, però senza esagerare. Un frutto autunnale, una bacca antica che colora le nostre campagne di rosso fuoco.
Francesco Cappello