I social cancellano account Donald Trump. Con quale diritto?

Personalmente Donald Trump, presidente uscente della più, fu, grande democrazia occidentale, mi sta antipatico. Lo vedo come il ricco bianco borioso che con i soldi non ha imparato nulla della vita se non come si genera altro denaro contante o elettronico. Ma è un mio pensiero personale. Quello di cui mi voglio lamentare oggi è il fatto che i social network, aziende private, decidano chi possa o meno parlare. I social network in base a cosa dicono che abbiamo diritto di parola? Sappiamo cos’è successo il 6 gennaio scorso. Il parlamento statunitense era in riunione per contare i voti e proclamare il successore di Trump, John Biden, il presidente uscente ha chiamato a raccolta il suo popolo e lo ha invitato a marciare sul Campidoglio. Da quell’invito è scaturito un assalto e  un’occupazione e poi una carica della polizia di Washington che ha causato cinque morti tra i manifestanti. Non solo, la nazione che nella sua storia bicentenaria ha fomentato centinaia di guerre civili in giro per il mondo ne è uscita con le ossa rotte tanto che alcuni giornali di nazioni che hanno assaggiato lo scarpone americano si sono vendicati chiedendosi ora quale fosse la “repubblica delle banane”. Donald, consigliato o meno, ha poi invitato i suoi sostenitori a tornare a casa ma è qua che le aziende, che gestiscono i social. hanno contribuito a fare degli Stati Uniti una repubblica delle banane peggiore della Repubblica Popolare Cinese. Questi colossi, proprietari della nostra vita sociale, hanno rimosso i profili Facebook, Instagram, Twitter del Presidente ancora in carica impedendogli di parlare. E’ vero Donald Trump non ha mai avuto un buon rapporto con la stampa e spesso parla a sproposito o solo per dare voce a qualche altro organo che non sia il cervello ma è gravissimo che società private decidano chi far parlare. Si crea un precedente grave e pericoloso. E’ come se Facebook Italia decidesse di chiudere le dirette di Giuseppe Conte mentre annuncia in diretta social, per l’ennesima volta, l’Italia in zona rossa. O come se Radio Maria invece della benedizione di papa Francesco, la domenica, trasmettesse una partita di calcio. Ma queste aziende da chi sono controllate mentre agiscono per nome e per conto di diritti inalienabili dell’uomo? L’altra sera ho ascoltato per caso un pensiero del presidente Sandro Pertini che in un’intervista diceva, più o meno così: «Anche se non sono d’accordo con ciò che dici e combatterò la tua idea sono disposto a morire perché tu possa esprimerla». E noi siamo disposti a cancellare il nostro account sociale per dare la possibilità ad un ebete come Donald Trump di esprimere il suo libero pensiero?

Francesco Cappello

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