Borgagne, tra cripte e frantoi ipogei

Riceviamo e pubblichiamo.

(16 febbraio 2012)  BORGAGNE – Negli ultimi tempi ho avuto modo di leggere con piacere tanti interessanti articoli sulla storia di Borgagne usciti su giornali free-press, la cosa mi appassiona e quindi colgo l’occasione, e mi permetto, di esprimere alcuni miei pensieri. Inizio riallacciandomi ad uno di questi articoli che tira ottimamente le fila degli eventi che stanno caratterizzando il lavoro di ripavimentazione stradale in Piazza sant’Antonio. In questo pezzo si fa riferimento su cosa scrisse Cosimo De Giorgi sul finire del XIX sec. riguardo la piazza nostrana.  Bene, se non ricordo male, il De Giorgi nel suo testo non parla affatto di una cripta in piazza, ma solo delle due “sui calliani”, sottolineandone soprattutto, il già allora, incredibile stato di abbandono. Egli proprio in riferimento alla situazione disastrosa di tanto importanti testimonianze storico-culturali si lascia andare a un duro sfogo contro la popolazione locale dell’epoca. Ahimè, però, mi sento di dover sottolineare che le cose in fondo non sono molto cambiate d’allora se si pensa alle condizioni in cui abbiamo lasciato ridurre la grotta di san Cristoforo a Torre dell’Orso con le sue pregevoli incisioni di epoca bizantina (per non parlare della ottocentesca “osteria” sita nella via 4 novembre oramai scomparsa, della distruzione e incuria di tante case a corte, nonché della disattenzione con cui siamo costretti a guardare quel grande sconosciuto che è il nostro castello! E mi fermo qui).

Leggendo i dati che vengono espressi sugli scavi e il ritrovamento di sepolture, mi sembra evidente che la tesi della dott.ssa Mazzotta sia la più probabile, cioè sotto la piazza non c’è null’altro che un piccolo cimitero del XVII sec. affiancato alla chiesa madre come era uso allora. A tal proposito ricordo che qualche anno fa, in seguito a lavori svolti nelle strade attigue alla “Cappella” si parlò, anche in quella occasione, del ritrovamento di inumazioni. In quel caso specifico, però, non furono fatte ulteriori indagini e tutto fu coperto da una colata di catrame.

A questo punto vorrei proporre questo scenario. Diciamo che io mi sbagli e il talentuoso cavallinese abbia veramente descritto una cripta sotto o adiacente l’attuale piazza sant’Antonio. Allora le cose potrebbero essere un tantino diverse e molto più intriganti. Sin da ragazzino sento parlare di un frantoio allocato sempre in piazza sotto il manto stradale; e se il frantoio, fosse la cripta? E se la cripta fosse qualcosa di più di una piccola spelonca decorata? Se fosse ciò che resta di una più vasta struttura con funzione di luogo di culto prima e frantoio poi? Se il tutto fosse anteriore alla costruzione della chiesa madre, magari di epoca bizantina? No, non è la trasmissione Voyager.

In realtà sappiamo che Borgagne è stata effettivamente luogo di culto bizantino come dimostrano i “Calliani”, sappiamo che è abitudine della cristianità in genere, e della chiesa cattolica in particolare, di costruire i propri templi (leggi chiese) su siti in precedenza dedicati ad altri culti, ed è abbastanza conosciuta la tendenza delle nostre sfere ecclesiastiche di occultare e offuscare la storia di una realtà con lo scopo di dare di sé un’immagine forte, omogenea e del tutto coerente con il passato delle popolazioni locali, nascondendo gli scontri, le usurpazioni e le violenze utilizzate per sottoporre le genti ai propri dogmi. Non è un caso a mio avviso che gran parte della storia di Borgagne prima del XVII sec. ancora oggi è avvolta in una fitta nebbia, che lascia intravedere pochi raggi di luce. D’altronde in molti ancora nel 2012 si meravigliano del fatto che sino almeno all’anno mille (e con fortissima probabilità sino alla controriforma) la nostra comunità fosse di rito greco-ortodosso.

Molti dimenticano (o “sono volutamente inconsapevoli”) che l’intero Salento è stato a lungo territorio dell’Impero romano d’oriente e, sino alla controriforma cattolica, terra in gran parte di rito bizantino. Tralasciando le mie fantasie non suffragate da alcun dato scientifico, almeno per il momento, (magari l’individuazione dell’epoca delle sepolture ritrovate potrà cambiare qualcosa) ciò che volevo evidenziare era il mio rincrescimento di come il paese nelle sue “élite Culturali” viva e legga ancora la propria storia in maniera obsoleta e miracolistica con lo scopo di trovare nel passato forme di giustificazione e celebrazione delle condizioni e delle strutture attuali. Insomma la storia come monumento ed esaltazione del presente. La storia è Storia quando rompe con il presente e guardando al passato ci proietta direttamente nel futuro, la storia non esalta e non celebra, essa non costruisce le basi per un ritorno ad un passato glorioso e leggendario, ma irrompe con la sua forza e trasforma il presente in progetto futuro.

Che ridere se dopo la monumentale esaltazione della nostra religiosità cattolica impressa su un luogo per eccellenza laico fatto da poco ricostruire a solo scopo ecclesiale e celebrativo, sotto il manto stradale risplendesse l’effige di qualche santo eretico o dio pagano.

prof. Gaetano Nocco

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  1. Fernando Durante

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