Bacco, tabacco e olio come hanno reso il Salento? Lo sfogo di Mario Bruno Caputo

10 marzo 2015 – A Carpignano Salentino una volta c’era il tabacco e portava ricchezza a quasi tutte le famiglie. Si decise che nel Salento la coltura del tabacco dovesse essere eliminata e così, da un giorno all’altro, le “cuceddhe” e i “tiraletti” furono appesi al muro. Peccato però che in Toscana il tabacco continui a portare ricchezza, in barba a qualsiasi rischio di cancro da fumo di sigaretta. salentoA Carpignano una volta c’erano i vigneti e portavano ricchezza a molte famiglie. Non c’era strada cittadina in cui a settembre non si sentisse l’odore del mosto e lu mieru (il vino), poi, lo festeggiavamo nella festa più rinomata della Puglia. Si decise che i nostri vigneti non andavano più bene perché non erano di qualità e crescevano su un terreno inadatto, che servivano solo per fornire uve da taglio al Nord e se ne incentivò lo sradicamento. Si decise pure che il mosto non potesse essere prodotto nei piccoli palmenti privati.

Da un giorno all’altro, pof! addio vigneti e palmenti, perché il vino toscano, veneto e piemontese, o al massimo quello di circoscritte zone del Negroamaro e del Primitivo, è migliore del nostro e va salvaguardato, il nostro no.

A Carpignano una volta c’erano gli oliveti e c’era tanto olio da poterci fare il bagno e portavano ricchezza davvero a tutte le famiglie. Gli oliveti ci sono ancora, a dire il vero, ma nel frattempo è arrivata la lebbra degli ulivi. Poi sono arrivati i tagli al sistema dell’integrazione olearia. Poi è arrivata la crisi del mercato causata dalla concorrenza di paesi europei ed extra-europei che producono a prezzi molto più convenienti del nostro. Infine è arrivata la xylella e non si sa quanti alberi abbia infettato se 200 oppure 2.000.000, fate voi a seconda di quale versione più o meno allarmistica vogliate prendere per buona.

I rimedi suggeriti dalle autorità sono molto confusi, incerti e non si sa se risolvano i problemi o li aggravino e, tra l’altro, vanno dall’eliminazione degli alberi malati ad un sistema di disinfestazione su scala mai vista prima in Italia, con i conseguenti pericoli paventati per la salute umana.

Morale della favola, in un trentennio circa, la nostra agricoltura è stata massacrata, distrutta, disintegrata, senza possibilità di sostituzione delle colture tradizionali con colture differenti e senza incentivare gli altri settori produttivi, se non il solo settore turistico limitatamente alla stagione estiva.

Risultato: disoccupazione record e povertà imperante.

Dovremmo ringraziare (con la mazza) per tutto questo la Regione Puglia, lo Stato italiano e l’Unione Europea, ma soprattutto i politici, tutti i politici, in primis quelli salentini, di destra, di sinistra e di centro, che si sono prestati a questo gioco al massacro della nostra economia agricola a vantaggio delle regioni del centro-nord.

Occorrerebbe un moto di orgoglio del popolo salentino, ma noi salentini sappiamo essere inutilmente vanitosi e orgogliosi “te lu Salentu” solo quando si tratta di vantarne le bellezze naturali (per le quali noi, come popolo, non abbiamo invero alcun merito, ma dobbiamo ringraziare solo il Padreterno che ce le ha date), mentre non esitiamo ad abbandonare da emigranti la nostra terra per trovare fortuna altrove o, peggio, a svenderla agli stranieri.

Scommettiamo che la Lega, espressione di quel Nord favorito a nostre spese dalle politiche agrarie di ogni livello, che ci ha trattati di merda per anni, dandoci dei terroni e dei parassiti, accusandoci di essere il cancro d’Italia, prenderebbe un sacco di voti se decidesse di formare liste qui da noi?

Mario Bruno Caputo

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  1. antonio modoni

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