35 anni fa il Disastro di Černobyl. La storia e gli effetti

Disastro di Černobyl URSS 1986

Nel 2021, sicuramente ci si dedica ad una riflessione con maggior consapevolezza al 35°anniversario del disastro nucleare di Chernobyl.

L’accaduto, 35 anni fa

Era poco più passata un’ora e ventitré minuti dalla mezzanotte del 26 aprile del 1986. Un’esplosione dalla centrale nucleare di Chernobyl scoppiò. A 3 km da Pripyat, nell’area settentrionale dell’Ucraina, allora parte dell’Urss, ovvero dell’Unione Sovietica.
La maggior parte del continente europeo venne sorvolato dalla nuvola tossica. All’interno della centrale vi erano 400 tra tecnici, ingegneri e operai durante il turno della notte. I morti iniziali furono non più di una decina quel giorno. Ma con il passare delle ore, dei giorni, dei mesi e degli anni la radioattività decimò la popolazione.

La contaminazione delle nubi radioattive

L’aria venne contaminata senza sosta. Soffiava un vento verso l’Europa Orientale, la Finlandia, la Scandinavia con a seguire livelli di contaminazione minori anche in Italia, Francia, Germania, Svizzera, Austria, Balcani fino ad alcune zone della costa orientale dell’America. Il disastro di Černobyl è stato il più grave incidente della storia dell’umanità mai verificatasi in una centrale nucleare, seguita dall’incidente nella centrale di Fukushima Dai-chi, in Giappone, l’11 marzo 2011.
La popolazione di tutta la zona Europea soffre ancora attualmente delle conseguenze, Italia compresa.

Le conseguenze subite

Dall’incidente più cruciale nella zona Europea la nube radioattiva raggiunse anche la penisola Italica. La Protezione Civile dispensò alcuni consiglio su alcune precauzioni fondamentali dopo l’accaduto e successivamente anche il ministero della Sanità. Si vietò di bere l’acqua piovana, si sospese il latte fresco ai bambini di meno di dieci anni e alle donne incinte e si consigliò il latte in polvere a lunga conservazione, confezionato prima del 2 maggio. Bisognava lavare accuratamente la frutta disinfettandola con del bicarbonato e limone anche se subito dopo ne fu proibita la vendita per 15 giorni.
Fu il 10 maggio del 1986 che a Roma, 200mila persone scesero in piazza gettando le basi per il referendum. Nel 1987 l’Italia abbandonò l’utilizzo dell’energia nucleare.

Intossicazione dalle sostanze radioattiva

Una delle sostanze radioattive fuoriuscite dal reattore che maggiormente ci intossica è il Celsio 137. Attraverso l’alimentazione contaminata viene assorbita dal corpo umano. Elemento da cui deriva la cardiomiopatia da Cesio, una patologia caratterizzata da un insufficienza cardiaca, quasi mortale.

Studi apportati analizzarono gli effetti collaterali maggiori verificatasi alla popolazione. Si notifica una maggior incidenza di tumore della tiroide, a reni e vescica, come le decine di migliaia di casi di cancro e leucemia che sono stati attribuiti alle radiazioni. Le conseguenze sulla nostra salute si faranno sentire fino al 2065.

Pripyat, dopo 35 anni

Oggi il centro abitato vicino, al luogo del disastro avvenuto, continua ad esistere come una città fantasma. I segni delle radiazioni si manifestano principalmente sulla flora e sulla fauna locale. L’intero bosco di pini man mano prima di scomparire assunse un colore rossiccio perciò tuttora viene conosciuta come Foresta Rossa. Le malformazioni genetiche di prima generazione colpirono anche gli animali, oltre l’umanità.
Tutta la zona compresa nel raggio di 30 km è detta “zona di alienazione” ed è stata completamente abbandonata dalle attività commerciali e civili. Zona scelta invece dagli animali geneticamente modificati.

L’associazione Ong – “Aiutiamoli a vivere”, accoglie in Italia per periodi di “vacanza” bambini delle popolazioni coinvolte dal disastro nucleare.
Considerare delle abitudini sostenibili da adottare individualmente, come consigliate sull’articolo durante la Giornata della Terra, potrebbero dare l’opportunità di una vita futura dalla prospettiva differente da quella odierna.

Cristina De Luca

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