Roca Vecchia: il futuro dell’area archeologica in bilico tra valorizzazione e rischio privatizzazione

Il 21 dicembre scade la proposta della cooperativa sociale Artwork per la gestione dell’area archeologica di Roca Vecchia e grotta della Poesia. Il progetto è stato avviato dal Comune di Melendugno e prevede una procedura di Partenariato Speciale Pubblico Privato (PSPP)  con la citata cooperativa e avrà una durata di 15 anni che possono essere estesi per altri 15 anni.

Incuriositi dal progetto siamo andati a visionarlo sul sito del Comune. É possile visionare i documenti e la proposta di partenariato cliccando sul sito istituzionale ma se non siete molto pazienti vi lascio qui il link.

L’Avviso per la presentazione delle proposte di Partenariato speciale pubblico privato ai sensi dell’art. 134 comma 2, d.lgs n. 36-2023 per la valorizzazione dell’area archeologica di Roca Vecchia e Grotte della Poesia consta di cinque documenti e il primo file è il cosiddetto “schema di accordo” composto da 6 paginette che presentano, dal nostro, umile, punto di vista, alcuni punti da chiarire.

Il Tavolo Tecnico: strumento inefficace?

Uno degli elementi centrali di questo accordo è il Tavolo Tecnico, descritto come l’organismo di confronto e collaborazione tra le Parti. Tuttavia, le sue funzioni restano ambigue e la mancanza di trasparenza sulle modalità decisionali è preoccupante. Cosa accadrà se le Parti non saranno d’accordo su questioni chiave? Il rischio è che i cittadini si trovino tagliati fuori da decisioni fondamentali, lasciando il destino di un bene pubblico nelle mani di pochi.

Durata spropositata

Quindici anni, rinnovabili per altri quindici: questa è la durata prevista dall’accordo. Un periodo così lungo per un progetto di partenariato dovrebbe essere giustificato da criteri chiari e vincolanti. Invece, l’accordo non offre garanzie sufficienti sul monitoraggio delle attività e sui risultati da raggiungere, lasciando spazio a possibili inefficienze o, peggio, a un uso distorto del bene pubblico.

Questione economica: chi ci guadagna davvero?

Il 25% lordo dei ricavi derivanti dai ticket d’ingresso e il 20% lordo dei ricavi dalla gestione del parcheggio andranno nelle casse comunali. Percentuali che non tengono in alcun modo contro del valore inestimabile dell’area archeologica. La mancanza di un meccanismo chiaro per la revisione delle percentuali, soprattutto in caso di crescita dei flussi turistici, è un altro punto critico. Chi garantirà che il bene pubblico non venga sfruttato principalmente per interessi privati?

Attività commerciali: quali limiti?

Il Partner privato è autorizzato a svolgere attività commerciali per garantire la sostenibilità del progetto. Ma dove sono i limiti? L’accordo non specifica alcun monitoraggio o controllo per evitare che queste attività compromettano il valore storico e culturale del sito. Rischiamo di trasformare Roca Vecchia in un luna park turistico, perdendo di vista la sua vera essenza in quanto la proposta prevede la realizzazione di punti ristoro all’interno dell’area ed un ristorante nell’area del seminario (un’area culturale in stabilimento balneare?).

Manutenzione straordinaria: un impegno vago

Il Comune si fa carico della manutenzione straordinaria, ma i dettagli sulle modalità e le tempistiche di intervento sono assenti. Cosa accadrà in caso di emergenze, come un crollo o un danno significativo al sito? La vaghezza su questo punto è inaccettabile e lascia spazio a potenziali disservizi che potrebbero compromettere la conservazione del bene.

Le garanzie mancate

La responsabilità del Partner privato per danni a persone o cose è prevista, ma non ci sono dettagli su come saranno gestiti eventuali inadempimenti o violazioni dei termini contrattuali. Quali saranno le conseguenze per Artwork se non rispetterà gli impegni presi? La mancanza di chiarezza lascia spazio a dubbi sulla reale efficacia delle garanzie previste. Inoltre come verranno impostati gli investimenti essendo subordinati ad ulteriori pareri qualora non arrivassero?

La voce dei cittadini: assente

Un accordo di tale portata, che riguarda un bene culturale di inestimabile valore, dovrebbe essere il risultato di un processo partecipativo, con un coinvolgimento attivo della comunità. Invece, i cittadini non sono stati consultati, molti interpellati da questa redazione pensano addirittura che non vi sarà alcun accordo in quanto non sono stati informati adeguatamente sull’evolvere della situazione. La scadenza del 21 dicembre ci sembra una forzatura, il classico “presto che è tardi”.

Il rischio di perdere il controllo

L’assenza di un monitoraggio chiaro, la durata spropositata dell’accordo e la scarsa trasparenza sui criteri decisionali sono tutti elementi che mettono a rischio il controllo pubblico sull’area archeologica. Questo è un bene che appartiene a tutti noi, non solo per il suo valore culturale, ma anche per il suo potenziale come motore di sviluppo sostenibile del territorio.

Roca oggi

L’area archeologica di Roca, comunemente nota anche come Roca Vecchia, è un sito di straordinario interesse storico, archeologico e culturale, situato lungo la costa adriatica del Salento, in Puglia, all’incirca a metà strada tra San Foca e Torre dell’Orso, nel territorio di Melendugno, in provincia di Lecce. La sua rilevanza deriva dall’eccezionale stratificazione di testimonianze materiali, che si estendono su un arco temporale molto ampio, andando dalla Preistoria all’Età del Bronzo, fino alle civiltà messapiche, all’epoca romana e al periodo medievale. Questo rende l’intero complesso uno dei luoghi più significativi per lo studio dello sviluppo delle comunità umane nell’Italia meridionale.

Al centro dell’interesse scientifico spicca la particolare posizione geografica della località, che sorge su un promontorio roccioso proteso nel mare Adriatico. Questa posizione strategica ha reso Roca Vecchia un punto di riferimento fondamentale per gli insediamenti umani già in tempi remoti, garantendo condizioni favorevoli sia per la pesca che per i commerci marittimi, oltre che una facile difesa contro possibili attacchi provenienti dall’entroterra o dalla costa.

La lunga sequenza di occupazioni umane ha lasciato segni tangibili nei numerosi reperti archeologici scoperti nell’area. Gli scavi hanno portato alla luce resti di capanne preistoriche, ceramiche d’epoca micenea e testimonianze di continui contatti con il Mediterraneo orientale. Particolarmente rilevante è la fase protostorica, con tracce di un abitato fortificato e successive strutture di difesa. La presenza messapica, popolo indigeno dell’antica Puglia, è documentata da mura megalitiche, tombe e santuari, mentre in epoca romana la zona continuò ad essere un luogo di transito e scambio, pur non assumendo la rilevanza di un vero e proprio centro urbano.

In epoca medievale Roca Vecchia conobbe nuove trasformazioni, grazie alla costruzione di un castello e di una cittadella fortificata, citata in fonti storiche e cartografiche. Le incursioni turche e la progressiva instabilità politica dell’area portarono all’abbandono definitivo del sito intorno al Cinquecento, lasciando la città fantasma alle ingiurie del tempo e ai crolli causati dalla continua erosione marina.

Oggi l’area è tutelata e valorizzata come parco archeologico, ed è possibile visitarla per ammirare i resti di antiche strutture, comprendere le dinamiche insediative di popoli differenti e apprezzare il paesaggio costiero circostante. Gli studi, gli scavi e i restauri portati avanti nel corso degli anni continuano ad arricchire le conoscenze sulle vicende umane che si sono susseguite in questo angolo di Puglia, trasformando Roca Vecchia in uno straordinario laboratorio a cielo aperto sulla storia del Mediterraneo.