Strade sgarruppate a Melendugno: il video-denuncia di un cittadino

Melendugno, uno dei gioielli del Salento, è noto a livello internazionale per le sue marine da cartolina, capaci di attirare turisti da ogni parte del mondo. Eppure, il centro storico del paese oggi si trova al centro di un acceso dibattito, non per le sue bellezze, ma per i lavori di pavimentazione recentemente realizzati e già oggetto di critiche. Strade “sgarruppate” e un selciato nuovo di zecca che mostra segni evidenti di usura fanno storcere il naso a cittadini e visitatori, sollevando interrogativi su come vengano gestite le opere pubbliche.

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L’indignazione è palpabile, e non senza motivo. Basta volgere lo sguardo al passato per rendersi conto di quanto le opere ingegneristiche di un tempo, nonostante fossero realizzate con mezzi limitati, abbiano saputo attraversare i secoli con un’efficienza quasi miracolosa. Un esempio emblematico? Gli acquedotti romani, molti dei quali sono ancora operativi, dimostrano come un progetto ben concepito possa sfidare i millenni.

Ma quale è la chiave di questo successo? La risposta risiede nella competenza e nella visione a lungo termine degli ingegneri romani. Questi ultimi, privi delle tecnologie moderne, utilizzavano materiali locali e tecniche all’avanguardia per il loro tempo, assicurandosi che ogni opera fosse costruita per durare. Per gli acquedotti, ad esempio, si faceva uso di opus caementicium (una sorta di cemento idraulico) e si progettavano pendenze precise per garantire il flusso dell’acqua senza la necessità di pompe meccaniche. Le strade romane, d’altro canto, venivano costruite con una stratificazione che le rendeva incredibilmente resistenti al tempo e all’erosione.

Tornando a Melendugno, il confronto è inevitabile e, purtroppo, impietoso. Come può una strada pavimentata appena pochi mesi fa già mostrare segni di cedimento? È una domanda che molti cittadini si pongono, sottolineando come l’apparente mancanza di una supervisione rigorosa e di una pianificazione attenta possa compromettere la qualità delle opere pubbliche. Non si tratta solo di una questione estetica: strade malridotte rappresentano anche un rischio per pedoni e automobilisti, senza contare l’immagine che trasmettono ai turisti.

Sarebbe ingiusto puntare il dito solo contro chi ha eseguito materialmente i lavori, perché il problema è più ampio e riguarda spesso le fasi di progettazione e controllo. La domanda che sorge spontanea è: perché oggi, con risorse tecnologiche infinitamente superiori rispetto a quelle dei romani, le nostre opere sembrano non essere all’altezza di quelle costruite duemila anni fa? La risposta, probabilmente, risiede nella mancanza di una visione che consideri la durata e l’efficienza come priorità assolute, preferendo invece soluzioni rapide e poco costose che, nel lungo termine, si rivelano ben più dispendiose.

Melendugno merita di meglio. Non si tratta solo di preservare l’estetica del suo centro storico, ma di imparare dal passato e investire in infrastrutture capaci di durare nel tempo. Dopo tutto, se i romani sono riusciti a costruire opere che sfidano i millenni, non dovremmo essere in grado di fare altrettanto?