Dove avete fatto il servizio militare? Che cosa vi ha lasciato? Raccontalo

La  leva è stata sospesa, in Italia, il primo gennaio  2005. Ogni tanto a qualcuno viene in mente di riproporre il servizio militare e catturare qualche voto  per tenere occupati qualche migliaio di giovani.

Ma vi ricordate cos’era la coscrizione obbligatoria? Introdotta  nel 1875 obbligava i giovani uomini italici a regalare tra anni della propria vita prima al Regno di Italia.  Con la Repubblica Italiana, dopo la seconda guerra mondiale, i mesi da regalare furono ridotti a 18 e infine ad un anno.

Ma come si accedeva alla leva. I giovani maschi italiani venivano iscritti nei registri (cosa che tra l’altro avviene tuttora) e poi a 17 anni si veniva chiamati a fare le visite. Era una cosa prettamente maschile, non c’era parità di genere in quanto le donne non avevano lo spauracchio della cartolina. Io feci le visite a Taranto. Tre giorni (per me quattro), retribuiti, per visite mediche e ricevere una prima destinazione di massima e soprattutto per avere la certezza di essere, poi, chiamato a svolgere il servizio militare. Eh sì perchè si poteva anche essere dichiarati non idonei.

Al compimento della maggiore età  se si era ancora studenti si poteva avere il foglio di rinvio del servizio militare. Chi, finiti gli studi secondari, desideroso di togliersi di mezzo il militare attendeva paziente la cartolina. C’erano altri che cercavano di partire il prima possibile per farsi una posizione. All’epoca la scuola dell’obbligo finiva con la terza media. Io cercai di rinviare l’inevitabile il più possibile.

Fui chiamato il 24 luglio 1993 a Maricentro a Taranto. Un mese per imparare a marciare, farsi sfruttare e sottopagare, soffrire le ristrettezze, fare amicizia e confrontarsi con persone che arrivavano da tutta Italia e che parlavano tanti dialetti. Si faceva le file per ogni cosa. Per mangiare, per telefonare (non c’erano i cellulari e le cabine telefoniche erano prese d’assalto). Si faceva la fila anche per fare pipì.  Solo quelli che abitavano a Taranto e dintorni tornavano a casa. Tutti gli altri toccava la libera uscita in città. Ci destreggiavamo tra ragazze che ne avevano le tasche piene di militari senza arte nè parte e polizia militare. Unica attrattiva il ponte girevole e le tante le bellezze locali.

Dopo il giuramento, almeno nel mio caso, fui aggregato alla leva successiva in quanto, fortuna volle, che non risultassero destinazioni libere per accogliermi. Avevo specificato di saper usare il computer (1993!) e mi destinarono provvisoriamente al CELD (Centro ELaborazioni  Dati) per inserire le schede dei marinai, loro destinazione ed eventuale congedo anticipato.

In seguito fui destinato presso la Capitaneria di Porto di Taranto. La caserma non era molto affollata. C’erano si e no 70 militari di truppa e i dormitori erano roventi d’estate e  caldi d’inverno. Imparai ad usare anche la radio per comunicare con le navi desiderose di attraccare al porto di Taranto. Ma il mio incarico principale era addetto al dettaglio che corrispondeva all’ufficio licenze dell’esercito. E ci siamo capiti!

Ora dopo quasi trent’anni posso dire che quei dieci mesi passarono quasi velocemente. Si mangiava discretamente e non c’era nonnismo. Girava un po’ di cocaina  (mai fatto uso) e qualcuno consumava molto latte in occasione di analisi delle urine. C’era molto spreco ma si sa il nostro Belpaese è fondato  sullo spreco.

E tu dove hai fatto il militare? La stecca l’hai ricevuta in eredità o l’hai lasciata a  coloro che son venuti dopo? E gli scherzi? Raccontaci la tua esperienza ormai è passato tanto tempo e qualsiasi cosa tu abbia fatto è caduta in prescrizione.

Francesco Cappello

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