Il ministro Barbara Lezzi come Teresa Bellanova. Un male oscuro colpisce i neo ministri

Ci dev’essere un male oscuro che colpisce i deputati che passano dall’opposizione alla maggioranza o a incarichi di governo. Lo avevamo notato già con l’on. Teresa Bellanova che nel 2011 si dichiarava contro il gasdotto TAP e dopo esser divenuta viceministro per l’energia dimenticò tutto e in occasione del referendum del 17 aprile 2016 consigliò il suo elettorato di non andare a votare. Me ne sono ricordato quando ho ascoltato le dichiarazioni del ministro per il Sud Barbara Lezzi, in forza al Movimento 5 stelle. Da no al gasdotto gridato e urlato più volte nelle piazza, anche a Melendugno, il neo ministro leccese del governo Giuseppe Conte ha prima dichiarato che il gasdotto si potrebbe bloccare, poi ha fatto marcia indietro nel salotto di Bruno Vespa e si è arrampicata su un trattato internazionale che dev’essere rispettato. In ultimo la cosiddetta “tigre di carta”, definita in questo modo, il ministro Lezzi, da chi la conosce bene, ha dichiarato in un primo momento che doveva studiare le carte poi invece bisognava fare un’attenta valutazione sull’affaire gasdotto, tra costi e benefici.

Un male oscuro colpisce gli onorevoli. Prima amorevoli nei confronti del territorio lo “tradiscono”, poi, senza mezze misure dopo essere giunti al potere. Ma questo è un potere effimero che dura cinque anni e che passa sempre attraverso la cabina elettorale dove il suddito-cittadino ha in mano il loro destino e il loro stipendio. Siamo certi che in quell’occasione il ministro Lezzi ricorderà le barricate e si getterà a capofitto a urlare il suo diniego sulla prima battaglia populista e popolare disponibile.

Francesco Cappello

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