4 settembre 2015 – Non abbiamo fatto in tempo ad archiviare il periodo estivo ed ecco che ritorna la malsana abitudine di bruciare le foglie in campagna, o meglio di appiccare il fuoco e lasciare che le foglie brucino, lentamente, creando spesso, e volentieri, un fumo bianco, acre, penetrante che si sparge, ammorba l’aria e la rende irrespirabile. La soluzione, temporanea, è chiudersi a casa o se si è all’esterno tornare di corsa a casa perché la puzza è opprimente e l’aria cattiva. Non se ne può più, questa insulsa pratica deve finire, perché si è estesa sempre più tra i contadini o i proprietari di oliveti e tornare indietro alle vecchie pratiche è “faticoso”. E’ più facile appiccare il fuoco e lasciare che lentamente i cumuli di foglie si consumino lentamente. Chi accende i fuochi crede di essere al sicuro, pensa che quell’aria pestifera non sarà respirata dai proprio figli e nipoti e fa finta di ignorare che la lenta combustione delle ramaglie provoca uno spargimento di criptogamici nell’aria. Ovviamente è sui social network che i cittadini sfogano la propria rabbia. Noi siamo sicuri che come ogni anno la polizia locale farà il suo dovere ma come ogni anno sarà una lotta impari anche perché Borgagne e Melendugno sono circondate da uliveti che non sempre ricadono nell’agro di Melendugno e i vigili urbani possono fare ben poco se non vi è collaborazione, fattiva da parte dei comuni limitrofi. L’anno scorso sei comuni si incontrarono per siglare un protocollo d’intesa, ma a quanto pare non ha sortito alcun effetto.
Francesco Cappello