14 settembre 2014 – Come preannunciato in un nostro precedente articolo la letterina che i 40 sindaci hanno consegnato, a Bari, all’inaugurazione delle Fiera del Levante, nelle manine del buon Matteo Renzi si è rivelata una mera formalità su un progetto già deciso. Oggi, la redazione ha deciso di inserire un pensiero scritto da un pro-TAP, il signor Andrea Maggio, cittadino di Melendugno che per motivi personali risiede in Montenegro. Il pensiero è un po’ lungo, quindi mettetevi comodi e leggetelo tutto. Oggi, amici, vi tedierò con l’attualità, sia internazionale che locale, con la storia contemporanea e con la linguistica comparata. Vorrei partire dalla bella parola “strategia”, che, come capita a molte belle parole, arriva alle ns lingue moderne direttamente dal greco, ed è composta dal sostantivo” stratiotes”, che vuol dire soldato, e dal verbo “ago”, che vuol dire” conduco, guido”. La strategia, in greco, è lo spostamento degli eserciti in battaglia. Spesso la troviamo associata alla seconda bella parola greca ” tattica”, che deriva dal sostantivo ” taxis”, a sua volta dal verbo ” tasso”, che vuol dire disposizione. In latino, ordo- ordinis. Ordine, in italiano. Queste due belle parole, strategia e tattica, formano una endiadi, altra bella parola greca che significa l’uno attraverso i due, e sta a significare un concetto che si esplica attraverso i due elementi che lo compongono. La tattica è il modo di disporre l’esercito in battaglia, la strategia è il modo di muoverlo. Nelle ns lingue moderne, queste parole sono applicate non più solo ad ambiti strettamente militari, ma anche al calcio, agli scacchi, alla politica, e a qualsivoglia ambito del sapere umano. E l’aggettivo strategico, oggi, sta a significare importante, fondamentale, funzionale ad un obiettivo prefisso, che non deve più necessariamente essere la caduta delle possenti mura di Troia, ma puo anche essere l’incremento delle vendite dello iogurt magro. Ora, per un amaro scherzo della storia, nel riconoscere alla Tap lo status di opera strategica, il nostro governo e la commissione europea ci hanno riportato, noi tutti, al significato strettamente militare delle parola strategia. La costruzione del gasdotto, oggi ha un valore militare. Perché oggi, come nel 1938, noi tutti stiamo vivendo un momento cruciale per il nostro futuro. Anche se siamo tutti un po’ distratti dalle ns cazzate, non possiamo non notare le inquietanti analogie tra la guerra ucraina e l’annessione tedesca dei Sudeti cecoslovacchi. E altrettanto inquietanti sono le similitudini tra Hitler e Putin. Entrambi sono leader di un grande paese, assai forte e ben armato. Entrambi, benché giunti al potere attraverso elezioni, hanno un feroce disprezzo per i metodi democratici. Entrambi godono di una popolarità, in patria, quasi plebiscitaria. Entrambi ritengono di aver ricevuto dalla storia una missione divina, ossia quella di dover riunire sotto una sola bandiera tutte le popolazioni che si riconoscono in un’unica patria. Ieri, le popolazioni di lingua tedesca, oggi le popolazioni russofone. Entrambi hanno l’abitudine di fare colpi di mano e di mettere il mondo davanti al fatto compiuto. Io, vedo solo analogie. Vediamo se qualcuno si sforza a trovare le differenze. Nel 1938, davanti alla pretesa tedesca di annessione dei Sudeti, regione della Cecoslovacchia abitata da una minoranza germanofona, le democrazie occidentali decisero di sacrificare un alleato, la Cecoslovacchia, in cambio della promessa di tedesca di non avanzare mai più pretese territoriali. La conferenza di monaco, dove venne perpetrata questa aberrazione, è a tutt’oggi molto studiata nei corsi di relazioni internazionali e in quelli di tecnica del negoziato internazionale, perché tutto quello che accadde in quell’occasione è imperativo che non accada mai più. Francia e Inghilterra abbandonarono la Cecoslovacchia al suo destino, riconobbero ad Hitler tutte le sue pretese, senza avere nulla in cambio, accreditarono Mussolini come statista, diedero ai loro nemici modo e tempo per armarsi meglio. Un disastro come non mai. È stato un piacere constatare come in occasione della crisi ucraina, invece, nato ed Ue abbiano assunto una posizione assai più decisa e responsabile. Non solo l’ucraina, ma anche tutti i paesi ex URSS e patto di Varsavia, che sono terrorizzati dal nuovo espansionismo russo, sono stati fattivamente rassicurati che non saranno lasciati soli. Forse Obama, o chi per lui, ha studiato la storia contemporanea. Che dio ci aiuti a tutti. Ora, vengo a noi. Il più grave elemento di debolezza europea nei confronti della Russia è la dipendenza energetica. Il fatto che un paese potenzialmente ostile possa chiudere da un giorno all’altro i rubinetti del gas, facendo piombare l’Europa in un inverno medievale, è una prospettiva che atterrisce le cancellerie ed ogni cittadino che abbia un minimo di buon senso. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento, e la conseguente diminuzione della dipendenza da una sola fonte, è un obiettivo talmente importante da rendere superfluo qualsiasi dibattito in merito. Dibattito, peraltro, presente solo a Melendugno e dintorni. Per questo, vedere decine di sindaci, parlamentari, e quell’individuo che neanche nomino che è il nostro governatore, pronti ad andare dal presidente del consiglio per dirgli che noi la tap non la vogliamo, perché è un’opera inutile e fa venire i tumori, e solo per raccattare i consensi di una popolazione che è stata atterrita e disinformata. Insomma, io sono veramente deluso e amareggiato. Questo atteggiamento dei ns amministratori denuncia non solo la loro miopia, la loro ottusità, la loro chiusura mentale. Chi dice che la tap è inutile si mostra privo di qualsiasi senso tragico della storia. Sulla sconcertante menzogna della relazione tra tap e tumori, invece, preferisco tacere. Dico solo che in un Paese civile, i seminatori di simili allarmi finirebbero in galera. Infine, vorrei rassicurare i miei amici melendugnesi. Io non ho nessuna simpatia per l’approdo a San foca. Semplicemente, ritengo di non avere nessuna competenza per discutere di scelte così squisitamente tecniche. Ritengo, però, che la politica avrebbe potuto intervenire diversamente. Invece di passare anni a sbraitare ed insultare, invece di mettersi alla testa dei comitatini per salvare il culo alle prossime elezioni, avrebbe dovuto sedersi e contrattare con quelli che non sono mostri venuti a distruggerci. Negoziare con la tap non è vendere il territorio, ma l’unico modo intelligente per procurare ai territori vantaggi significativi. A cominciare dall’intervento su quelle che sono le vere criticità ambientali della ns terra, come ad es. Cerano, che davvero ci uccide di tumori. Invece, è molto più facile sbraitare…sia molto chiaro a tutti che i sindaci che incontreranno il presidente del consiglio non lo faranno a mio nome. E neanche a nome di molti miei conterranei che condividono le mie posizioni, ma che tacciono perché non hanno le mie spalle.
Andrea Maggio