25 aprile 2014 – Sessantanove anni fa l’Italia si liberava dal gioco nazifascista. Uno sventolio di bandiere rosse, soprattutto al Nord, simbolo delle brigate partigiane e del partito Comunista, salutavano la fine delle ostilità. Le forze fasciste e naziste erano state sconfitte e i loro capi erano in fuga o chiusi nei bunker tedeschi. Sessantanove anni dopo, in un tiepido pomeriggio primaverile si è dato appuntamento un migliaio di persone per manifestare contro il gasdotto TAP, di fronte al simbolo del progetto, una piattaforma, la Skate III. Con lo sventolio di bandiere e cappellini, di colore rosso, i manifestanti hanno dichiarato che il gasdotto, di futura realizzazione, qui, in queste terre non è gradito. Il colore non è stato scelto dai manifestanti ma dallo stesso consorzio TAP che ha diviso tra favorevoli e contrari e ad ognuno ha assegnato un colore. A coloro che non vogliono il gasdotto è toccato il rosso come 69 anni prima il colore rosso ha portato un messaggio. Ma all’epoca chi più chi meno aveva partecipato alla liberazione del proprio Paese, quest’oggi a San Foca c’erano due rappresentanze della stessa comunità. C’erano coloro che con indumento di colore rosso manifestavano contro il gasdotto e coloro che erano arrivati nella marina di Melendugno per farsi un giro, per prendere un gelato o mangiare noccioline e stancamente dimoravano sulle panchine per assorbire il pallido sole primaverile che faceva capolino tra le nubi. Sessantanove anni fa una popolazione stremata dalla guerra e dalla fame poneva fine alla dittatura, sessantanove anni dopo una popolazione viziata rischia di ritrovarsi un ecomostro sotto casa. Dopo la sua costruzione sarà inutile piangere.
Francesco Cappello