Marco Potì “sfida” i candidati al Parlamento Italiano. Un contratto contro la realizzazione del gasdotto

Presentato il documento che il Sindaco di Melendugno e la comunità salentina che si oppone all’insediamento del gasdotto TAP hanno sottoposto alla firma dei candidati alle prossime elezioni politiche.

Si chiama “Impegno per la promozione della democrazia ambientale nel Salento e in Italia, in merito al gasdotto TAP”. E’ stato redatto con la supervisione di alcuni giuristi, secondo lo schema dei “contratti di coalizione” che si stipulano in Germana (come l’ultimo tra CDU e SPD) nel rispetto del divieto di mandato imperativo dei parlamentari, previsto nelle Costituzioni.

Del resto, anche in Italia, il candidato premier Berlusconi ha introdotto il “contratto con gli italiani”, nel rispetto del divieto di mandato imperativo.

L’impegno sottoscritto dai candidati mira a far eliminare le contraddittorie basi giuridiche che hanno legittimato l’avvio dell’opera in Italia. Basi giuridiche che violano diverse regole; almeno tre:
la c.d. democrazia ambientale, prevista dalla Convenzione di Aarhus e obbligatoria in Italia;
la Dichiarazione ONU sui diritti e doveri economici degli Stati, funzionale agli obiettivi di sostenibilità del 2030;
la stessa Costituzione italiana, in quanto l’Accordo trilaterale fra Italia, Albania e Grecia, sottoscritto nel 2013 senza alcuna applicazione dei metodi partecipativi di Aarhus, di fatto vincola qualsiasi rappresentante del popolo italiano a garantire gli interessi di TAP, producendo paradossalmente un “vincolo di mandato”, vietato appunto dalla Costituzione.

L’impegno, pertanto, non si riferisce solo al Salento. Parte dal Salento, per promuovere una battaglia di democrazia ambientale in tutta Italia, per evitare che gli interessi economici privati prevalgano sulla libertà politica dei rappresentanti e sulla sovranità popolare.

E’ una battaglia che non si può non fare, perché si presenta per la prima volta, in Italia e in Europa, come occasione per concretizzare la democrazia partecipativa come metodo di decisione sui diritti delle generazioni future: unico metodo che gli stessi ecologi suggeriscono, quando parlano di “approccio ecosistemico” delle istituzioni.

Infatti, nel momento in cui si parla di “opere strategiche”, si parla di “diritti delle generazioni future” (lo dichiara la stessa legislazione europea) e dei diritti delle generazioni future non può disporre una stretta rappresentanza parlamentare, per di più eletta, com’è noto, da una legge dichiarata incostituzionale proprio per lezione della sovranità popolare. Dei futuro sostenibile è giusto che discutano tutte le comunità, come chiede appunto la Convenzione di Aarhus, violata dallo Stato italiano.

Pertanto, chi sottoscrive questo “Impegno” non rinuncia alla propria libertà parlamentare; rinuncia ad un ruolo parlamentare subalterno agli interessi economici multinazionali a base dell’intera operazione TAP, in nome del diritto umano alla democrazia di tutti i cittadini.

SI CHIAMA DEMOCRAZIA!

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